26 Ottobre 2020 - 12:57

La FIGC chiede aiuto al Governo: “Al calcio servono forme di ristoro, oltre 600 milioni di perdita”

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Con una lettera indirizzata al Governo, la Federcalcio ha chiesto aiuti economici per la difficile situazione legata al Covid-19 che sta portando il nostro movimento sportivo a ingenti perdite. Ecco un estratto della comunicazione riportata dai colleghi di Sky Sport:

Il nostro sistema calcia ha improntato, e impronta da sempre, alla prioritaria salvaguardia della tutela della salute tutta l’attività posta in essere in questi difficilissimi mesi caratterizzati dalla emergenza epidemiologica da COVID-19. Avvertiamo però l’esigenza di evidenziare come il rispetto delle misure di contenimento e gestione della emergenza epidemiologica da Covid-19, pur comprensibilmente imposte da parte della Autorità di Governo, stia arrecando un rilevantissimo danno economico alle società di calcio professionistiche che rischiano un vero e proprio default finanziario (si pensi al solo danno rappresentato dai mancati ricavi relativi alla vendita dei biglietti, cd. “danno da botteghino”, che dai dati ufficiali relativi al trimestre agosto-ottobre 2018 erano pari per la sola Serie A ad 84,4 milioni, e che si prevede in prospettiva stimato in 360 milioni e in circa 260 milioni da mancate partnership). Un mondo, per altro, che al di là del non trascurabile valore sociale, contribuisce in maniera rilevante al sistema economico del paese. Si pensi a tal proposito che, da dati ufficiale del Mef, la contribuzione IRPEF delle società sportive professionistiche nel 2018 è stata pari a 710,7 milioni di cui: 623,1 per la Serie A; 64,6 per la Serie B; 23 per la Serie C. Sono queste le ragioni che ci costringono a chiedere di prevedere che nel provvedimento di legge urgente in via di predisposizione per il ristoro dei settori colpiti dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 24 ottobre 2020, vi siano adeguate forme di ristoro (almeno in termini di sospensione versamenti dovuti da qui al termine del periodo di emergenza) anche per le società di calcio professionistiche a serio rischio di sopravvivenza, anche per il venir meno – si ripete – dei “ricavi da botteghino”, e che restano ancora una volta interessate dalle limitazioni previste nel Decreto de quo

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