Vero cuore aquilotto, una bandiera. Con il suo carattere forte e la sua professionalità ha saputo trascinare e farsi amare dal popolo bianco. Antonio Sassarini, spezzino fino al midollo, è nato in riva al Golfo e ha indossato la casacca bianca con onore dal 1976 al 1981. Senza dubbio, è stato un difensore da brividi: bravo nelle marcature e altrettanto capace a impostare la manovra offensiva. Tant’è che il Segretario e l’allenatore lo fecero diventare Capitano a soli 22 anni: e 110 presenze in maglia bianca non si fanno certo per caso… Ma l’amore per le Aquile è continuato anche dopo aver appeso le famose scarpette al chiodo: dai Pulcini alla Primavera, Sassarini ha saputo vivere lo Spezia anche in panchina. Una storia che per certi versi ripercorre quella di alcuni ragazzi che oggi si giocano con onore la Serie A, spezzini di nascita e di cuore: Giulio Maggiore, Simone Bastoni, Luca Vignali. La redazione di Spezia1906.com lo ha contattato in esclusiva, fra il ricordo dello Spezia che fu e di quello felice di ora con la Serie A.
Antonio tu sei stato una delle bandiere aquilotte. In quanto spezzino cos’ha significato per te indossare la maglia bianca?
Per me ha significato tanto, perché quando vai sin da bambino allo stadio a vedere lo Spezia perché ti piace il calcio è già un’emozione. Poi riesci a debuttare e a giocare per cinque anni con la maglia bianca, penso sia un po’ il sogno di tutti i ragazzi spezzini. Per me ha voluto dire tanto, è stato un sogno che si è realizzato.
Quali sono stati per te i momenti più belli vissuti con lo Spezia?
Sicuramente non posso scordare il mio esordio a Reggio Emilia nel lontano 1977. Un altro momento indimenticabile per la mia carriera è stato quando il segretario insieme all’allenatore decisero di consegnarmi la fascia da capitano. Avevo solo 22 anni e per me è stata una cosa ancora più gratificante. Essere capitano della mia città e della mia squadra del cuore è stata una cosa bellissima, insomma un sogno. Ovviamente, negli archivi più belli, non posso non citare la promozione in C1, che abbiamo raggiunto nella stagione 1979- 80. Un traguardo parecchio sudato, perché è venuto fuori a tavolino. Non erano anni di splendore per la società.
Da spezzino che consiglio ti senti di dare a Bastoni, Vignali e Maggiore?
Da spezzino mi sento di dire loro di onorare la maglia sempre: da una parte perché sono dei professionisti e poi anche perché il Picco ti invoglia a dare sempre il massimo.
Ti saresti mai aspettato di vedere lo Spezia in Serie A? Come hai vissuto la promozione dello Spezia, cosa ricordi della finale contro il Frosinone?
No a dire la verità mai, però con un presidente così ci speravamo tutti. Non magari l’anno passato, ma comunque penso che la società e la squadra stessero facendo bene. Quella sera non mi trovavo in città, ero in vacanza. Però quando ho visto le immagini è stata un’emozione unica. I miei nipoti mi hanno mandato i video dei festeggiamenti e vedere una città in festa mi ha commosso.
Per quanto visto in queste prime giornate, lo Spezia può coltivare il sogno della permanenza in Serie A?
A vedere il gioco, i presupposti per rimanere in serie A ci sono, perché lo Spezia mette in campo un ottimo calcio. Il campionato è ancora lungo, però ci sono squadre più indietro dello Spezia in questo momento. Il palcoscenico è importante, ma gli ostacoli sono molti: ci sono formazioni che vantano tanti anni in Serie A, guidate da società abituate a questo tipo di campionato. Speriamo che lo Spezia possa concludere la stagione in questa situazione di classifica.
Lo Spezia è guidato da un allenatore come Italiano, che sta facendo molto bene, viene da due promozioni… che impressione ti ha fatto?
È stato scelto da un grande direttore quale è Guido Angelozzi. Ha deciso bene ed è un grande intenditore di calcio. Quindi io avevo fiducia in lui, anche se nelle prime partite dell’anno scorso la squadra non era riuscita a mettere in luce le qualità dell’allenatore: forse c’era bisogno di un po’ di tempo per entrare nei suoi schemi e alla lunga è stato premiato il suo lavoro. Io lo reputo un ottimo tecnico, perché la sua squadra quando è in campo sa quello che vuole, è determinata e vogliosa di ottenere certi risultati.
Da ex del ruolo cosa ne pensi del reparto difensivo?
Sono giovani e le redini della difesa sono in mano a Terzi, il giocatore più rappresentativo di questa squadra oltre che il più esperto. Fino a questo momento hanno fatto bene. Mi ha fatto buona impressione Chabot: buon difensore. Sulle fasce ha sorpreso positivamente Bastoni, che io avevo nelle giovanili dello Spezia fino a qualche anno fa. Insomma sta facendo molto bene. Spero in Ferrer e nell’esperienza di Sala. Ismajli lo dobbiamo ancora vedere dal primo minuto.
Quali giocatori ti hanno sorpreso di più?
Fino al momento dell’infortunio Galabinov stava facendo bene. Adesso l’ha sostituito in maniera egregia Nzola. Sono arrivati molti giocatori nuovi che – seppur non di primissima fascia – sono tutti però già abituati alla categoria. Però i nomi contano fino a un certo punto: credo che quando una squadra si sa amalgamare bene e ha idee di gioco ben assimilate, possa fare un suo bel campionato in Serie A.