4 Marzo 2021 - 14:00

Di Staso a SP: “Italiano è coraggioso e con idee all’avanguardia. Maggiore e Bastoni mi hanno sorpreso”

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Bandiera aquilotta negli anni ottanta, con la sua determinazione e professionalità ha saputo trascinare e farsi amare dal popolo bianco. Gianni Di Staso, nato in riva al Golfo dei Poeti, sin da bambino sognava di indossare la maglia della sua città. A tredici anni questo suo desiderio si è realizzato perché il club lo ha notato e dal Rebocco lo ha portato con sé nelle giovanili, dove fa tutta la trafila. Nel campionato ’79- 80 fece finalmente il suo esordio in prima squadra, in Serie C2.  Per lui fu una giornata magica e da incorniciare perché segnò un gol di testa da pelle d’oca contro il Montecatini. Insomma lui ha onorato e indossato da vero figlio di Spezia la casacca ligure dal 1979 al 1981. Poi fece un anno con l’Ossimana per poi ritornare con gli aquilotti fino all’83: 63 presenze, condite da 5 reti lo rendono ancora oggi indimenticabile per molti tifosi.

Ma l’amore per le Aquile è continuato anche dopo aver appeso le famose scarpette al chiodo: continua infatti a seguire con emozione e passione le gesta della sua squadra del cuore. Una storia che per certi versi ripercorre quella di alcuni ragazzi che oggi si giocano con onore la Serie A, spezzini di nascita e di cuore: Giulio Maggiore, Simone Bastoni, Luca Vignali. La redazione di Spezia1906.com lo ha contattato in esclusiva, fra il ricordo dello Spezia che fu e di quello felice di ora con la Serie A.

Lei è  stato una delle bandiere aquilotte. In quanto spezzino cosa ha significato indossare la maglia bianca?

Per me indossare la maglia bianca è stata una grandissima emozione, diciamo così un sogno che coltivavo sin da bambino. Calcisticamente nasco nel Rebocco, praticamente nel quartiere dove abitavo. A tredici anni gli osservatori dello Spezia, che faceva la Serie C, sono venuti a vedermi e mi hanno preso. Mi hanno fatto giocare nelle giovanili dello Spezia, dove ho fato tutta la trafila: giovanissimi, allievi e Berretti. Fino poi a giocare in Serie C.

Quali sono stati i momenti più belli vissuti con lo Spezia?

Senz’altro il primo anno di Serie C, abbiamo vinto il campionato. Seppur dopo che la Rondinella era stata scoperta a truccare una partita (eravamo arrivati dietro). Ma in estate la Lega ha dato a noi la vittoria del campionato. È stato un campionato bellissimo per quel che mi riguarda e nella squadra c’erano parecchi spezzini tra cui il sottoscritto, Fazio e Sassarini. Comunque tutti abbiamo dato il nostro contributo alla vittoria del campionato.

Cosa ricorda del suo esordio?

Il mio esordio in Serie C me lo ricordo perché ho fatto gol alla seconda azione, da quando sono entrato nel secondo tempo. Il mister era Mazzanti e giocavamo contro il Montecatini al Picco, c’erano più di seimila persone. Insomma per un ragazzo che viene da Rebocco l’emozione era tanta. È stata un’azione corale in cui la palla è passata da Rossinelli a Fazio, poi a Bongiorni sulla fascia. Io ho seguito tutta l’azione e ho tagliato tutto il campo e il mio colpo di testa si è infilato all’incrocio dei pali. Lì sono andato in estasi. Abbiamo vinto 1-0.

Da spezzino che consiglio si sente di dare a Bastoni, Vignali e Maggiore?

Di dare un consiglio non me la sento perché loro giocano in Serie A, noi giocavamo in Serie C. Quindi la differenza c’è. L’importante è ricordarsi sempre da dove si proviene. Quindi anche loro hanno fatto la loro gavetta. Adesso sono in Serie A e senza montarsi la testa devono andare avanti, cercando di migliorarsi ogni volta e a ogni allenamento.

Si sarebbe aspettato di vedere lo Spezia in Serie A? Come ha vissuto la promozione dello Spezia contro il Frosinone?

L’anno scorso sul finale di campionato si perché lo Spezia era una bellissima squadra e giocava bene. Ha avuto un pochino di fortuna negli episodi finali, nelle due partite contro il Frosinone. Se l’è meritato. Insomma questa vittoria del campionato di Serie B per poi andare in A è una grossa soddisfazione per tutta la città, per tutti gli spezzini perché erano più di cinquant’anni che lo Spezia aspettava questo momento.
Della finale contro il Frosinone ricordo la sofferenza degli ultimi dieci minuti, dove forse eravamo troppo chiusi e c’era qualche giocatore un po’ stanco. Mi fa piacere che sul finale Vignali che è un giocatore di Spezia abbia salvato quella palla sulla riga regalandoci la promozione.

Per quanto visto finora, lo Spezia può coltivare il sogno della permanenza in Serie A?

Come gioco, come forza della squadra e come gruppo penso e spero di sì. Poi abbiamo uno staff preparato. Io ho seguito qualche allenamento e sono veramente all’avanguardia. Invece ai nostri tempi c’era solo l’allenatore con il preparatore dei portieri. Mentre ora lo staff che segue la squadra è molto ampio.

Cosa ne pensa della partita contro la Juve?

Sono gli episodi che fanno la differenza. Complessivamente se si va ad analizzare la gara, ha detto bene mister Italiano: la partita è stata anche buona e discreta, ma certi errori che si fanno in categorie inferiori, in Serie A li paghi a caro prezzo. Per cui quando affronti giocatori come Morata, Ronaldo e Bernardeschi basta un metro o mezzo metro di spazio che loro ti puniscono. Abbiamo avuto anche qualche occasione per fare gol ma non c’è stata quella cattiveria giusta ed è mancata anche un po’ di fortuna. Io penso che non siano queste le partite che devono permettere allo Spezia di salvarsi. Sono gli scontri diretti con le squadre alla portata con cui devi fare punti. Di ripetere partite come con il Milan ti capita una volta all’anno. Quindi la sconfitta ci stava tutta.

Lo Spezia è guidato da un allenatore come Italiano, che sta facendo molto bene, viene da due promozioni… che impressione le ha fatto?

È un allenatore molto coraggioso con idee all’avanguardia e fa giocare la squadra. Quello che mi ha impressionato è che chiunque giochi sa quello che deve fare e si inserisce in un gioco che è quello che ha dato l’allenatore: difesa alta, pressing e tutti che partecipano al gioco. Non buttano mai via un pallone a partire dal portiere. Quando si fa notare a Italiano di giocare un pochino più basso in alcune partite, tipo con la Juve, lui risponde che il gioco che ha in mente è questo. Quindi noi tifosi e appassionati dobbiamo tifare per lo Spezia e Italiano. Anche se sinceramente vedere lo Spezia giocare così alto e con i difensori quasi sulla linea di centrocampo mette un po’ d’ansia. Ma fa parte del gioco.

Quali giocatori l’hanno sorpresa di più?

Diciamo che la rosa dello Spezia è inferiore a tantissime squadre di Serie A. Però il gioco che ha dato l’allenatore permette alla squadra di affrontare ogni partita alla pari. I due spezzini Maggiore e Bastoni mi hanno fatto una grandissima impressione e sono molto migliorati.

Cosa ne pensa del calcio attuale che estremizza la costruzione dal basso? A molti non piace…

Si a molti non piace. Per quelli di una generazione come può essere la mia di un po’ di anni fa non lo capiamo. Nel senso che veder fare il passaggio tra portiere e difensore a noi fa strano. Una volta non si poteva fare. La palla doveva uscire fuori dall’area. Però si vede che sono delle direttive che partono da Coverciano dal corso allenatori e si propagano nei campionati minori dalla C alla B. Se lo fanno quasi tutte le squadre vuol dire che è giusto. Magari buttare la palla in avanti in un rinvio otto volte su dieci la pigliano gli avversari. Si vede che la filosofia è partire dal basso, ma ci vuole la tecnica e la sostanza dei giocatori ad affrontare queste giocate che non sono facili. Premetto partendo dal basso con il pressing degli avversari uno può andare in difficoltà. Se però è messo bene col corpo e ha la tecnica nei piedi può stare tranquillo.

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