Nella pausa dal campionato sono le Nazionali a prendersi la scena. Lo Spezia, seppur da neopromossa, ha saputo ritagliarsi uno spazio anche importante nell’apporto di uomini alle rispettive selezioni: ben nove aquilotti sono infatti impegnati. Fra questi anche Matteo Ricci e Riccardo Marchizza, che difendono i colori azzurri della Nazionale maggiore e Under 21 (insieme a Maggiore e Pobega). Profili che conosce molto bene Christian Bucchi, ex attaccante che di mestiere fa l’allenatore e che in questi anni li ha avuti a Perugia e Sassuolo. Ma non solo: sono anche altri i calciatori dello Spezia che ha potuto saggiare da vicino. La nostra redazione lo ha contattato in esclusiva per una bella chiacchierata.
Lei ha conosciuto bene Matteo Ricci al Perugia. Che calciatore ricorda? Come lo portò in Umbria?
Lo avevo già incrociato quando era nel Pisa e io allenavo la Maceratese, affrontandolo anche con la Primavera del Pescara e lui era nei pari età della Roma. Mi era sembrato da subito valido, aveva un’alta qualità tecnica e un ottimo piede. Dopo le prime esperienze, quell’anno a Perugia (2016/’17 n.d.r.) rientrava anche nella categoria giovani e lo consigliai fortemente. Il DS Goretti lo conosceva bene e non abbiamo avuto dubbi. Aveva fatto la mezzala, giocato a due, aveva già un bagaglio non indifferente ed ero sicuro che avrebbe trovato continuità nel ruolo di play. È stato il suo primo vero campionato di responsabilità.
Non ci pare quindi molto sorpreso della sua crescita di questi anni.
Assolutamente no. Lui è sempre stato molto ambizioso e tendeva a rammaricarsi quando le cose non andavano al meglio. Gli dicevo sempre di non porsi limiti di qualità e tempo perché avrebbe presto potuto raccogliere i frutti del suo lavoro. E dirò di più: quando ero a Benevento feci di tutto per riprenderlo, ma lo Spezia arrivò prima. Sono contento che abbia potuto crescere anche grazie al lavoro di Italiano, che ha fatto qualcosa di eccezionale. Ha un’intelligenza calcistica unica e non mi sorprende oggi vederlo in Nazionale: Mancini guarda molto a questo tipo di giocatori.
Già, la Nazionale. Una convocazione storica: pensa che possa riuscire anche a fare il suo esordio?
La concorrenza è tanta, ma a suo favore ci sono tre partite ravvicinate e le energie da dividere: ci sarà bisogno di tutti e visti gli indisponibili magari uno spazio lo potrà avere. Lo spero, sarebbe un merito ulteriore e magari anche i nuovi potranno mettersi in luce.
Se dovesse dargli un consiglio: dove dovrebbe migliorare?
Come dicevo in precedenza è un giocatore completo. Negli ultimi anni è cresciuto moltissimo in personalità e sicurezza, sviluppate con la continuità. A livello tecnico e tattico è molto alto: Italiano è un ottimo allenatore e un ex centrocampista e gli può indicare qualche sfumatura o segreto in più che sono importanti per quel ruolo. Il percorso non termina mai: potrà crescere ancora, ma ad oggi personalmente non vedo lacune. Se vogliamo trovare un difetto… non è 1.90. Ma tanti calciatori hanno dimostrato che nel calcio di oggi altezza e stazza fisica non sono tutto.
E in più c’è questo paradosso del contratto in scadenza. Con giugno sempre più vicino…
Se fossi lo Spezia lo blinderei immediatamente. Inevitabile che ora inizi il classico discorso di mercato: il ragazzo può avere delle ambizioni visto il suo percorso e a parametro zero può fare gola un club di livello superiore. Dovranno essere fatte le giuste valutazioni, ma personalmente lo farei firmare subito, anche sotto tortura (ride n.d.r.).
A Perugia ha incrociato anche Acampora, che effetto le fa vederlo in Serie A?
Gennaro è un ragazzo eccezionale. Ciò che gli è mancato davvero secondo me è giocare con continuità: ha degli sprazzi di qualità infinita, giocate uniche e un gran tiro. A differenza di Matteo (Ricci) non ha però mai fatto un campionato completo, avendo magari la possibilità di sbagliare e imparare. Nonostante anche con me abbia giocato tanto spesso subentrava: gli manca la classica stagione di responsabilità. Anche nello Spezia degli ultimi anni è sempre stato così. Ma è un ottimo calciatore, un ragazzo validissimo.
Lei ha allenato anche Provedel a Empoli. Arrivato a titolo definitivo, in molti non si aspettavano un rendimento tale.
Con Ivan c’era stata una situazione particolare. Veniva da un grande campionato di C con promozione in cadetteria e da protagonista. Poi ha avuto un infortunio abbastanza lungo da cui non è riuscito a guarire al meglio e in estate avevamo qualche dubbio sulle sue condizioni. Serviva un portiere pronto e che desse garanzie, così prendemmo Brignoli ma non per sfiducia. Da lì Provedel trovò la strada chiusa e andò a Castellammare. Sono contento ora di vederlo in A da protagonista e di vedergli fare cose che lo scorso anno non avremmo pensato. La sua qualità con i piedi è certamente un valore aggiunto.
Ultimo, ma non ultimo, Marchizza. Ci racconta il difensore aquilotto?
Legato a Riccardo ho un aneddoto particolare: al Sassuolo quell’anno (2017 n.d.r.) acquistammo tanti giovani di livello. C’erano Scamacca, Pierini, Rogerio, prendemmo anche lui e Frattesi dalla Roma. In ritiro mi ritrovai tutti questi giovanotti interessanti e su Marchizza ci fu una curiosità: lui nasceva come centrale di difesa e in neroverde avevamo già Ferrari e Acerbi, entrambi mancini. Lo spazio per lui sarebbe stato poco. Sulla fascia sinistra, invece, c’era solo Peluso e dissi ad Angelozzi: ‘Secondo me possiamo provarlo come terzino perché ha una gran corsa, qualità. Magari non ha tutti quei centimetri, ma proviamolo’. Fece una settimana di allenamenti straordinaria e al Direttore dissi di non prendere nessuno, perché il terzino sarebbe stato in casa. Sfortuna volle che il giorno prima dell’amichevole con l’Eintracht si fece una brutta distorsione alla caviglia e dovette stare fuori un mese. Così prendemmo Rogerio e Marchizza andò in prestito. Quell’intuizione, poi messa bene in pratica da Italiano, l’avevamo già sperimentata al Sassuolo e Angelozzi sicuramente se ne è ricordato.
Veniamo alla Serie A: c’è una lotta salvezza molto serrata. Il Benevento che lei conosce bene ma anche grandi piazze che rischiano una clamorosa retrocessione.
I risultati dell’ultima giornata sono stati secondo me molto pesanti. Se il Benevento avesse perso avrebbe accentuato un girone di ritorno molto complicato e alla ripresa contro il Parma sarebbe stata psicologicamente difficile. Penso che le due vittorie dei sanniti e dello Spezia abbiano definito delle situazioni. Parma, Cagliari e Torino si giocheranno i due posti retrocessione insieme al Crotone. Racchiudo la corsa a queste, perché lo Spezia è stata comunque una squadra costante nel tempo, dimostrando di poter fare risultato anche con avversarie forti. Il Benevento si è ritrovato e oggi c’è un margine che può dare abbastanza serenità, anche perché dietro devono fare tanti punti.
Mister Bucchi dove lo rivedremo in panchina? Era vero l’interesse del Crotone?
Non solo, anche di altre squadre. Mi piacerebbe però portare qualcosa di mio in una squadra: a Crotone poteva nascere un percorso ma più a lungo termine, non solo per tre mesi. Un progetto in cui si può incidere abbastanza poco per il tempo esiguo non permette nemmeno di lavorare per sovvertire alcuni dati. Vedremo cosa accadrà in futuro.