Stadio e Italiano: i Platek cominciano con il piede giusto

Non era certo semplice arrivare in una piazza nuova, in un mondo diverso e in un ambiente calcistico sconosciuto e riuscire a partire con le giuste scelte. La famiglia Platek ne è stata da subito consapevole al suo arrivo nel Golfo. Ma da subito Robert e i suoi sono stati molto chiari: “Vogliamo costruire qualcosa di grande“. Ma tra il dire e il fare, si sa, c’è in mezzo tanto. Specialmente dopo una stagione come quella appena conclusa, con una salvezza sospirata ma meritata nonostante le risorse ridotte al minimo, era estremamente importante partire con il piede giusto, visto che il margine di errore era ampio e dietro l’angolo. La risposta dei tifosi è senza dubbio stata importante sin dal primo giorno, ma nel calcio si sa, le emozioni sono fin troppo effimere.

All’atto pratico della salvezza lo Spezia ha avuto da subito due necessità: la certezza di poter usufruire del suo stadio ancora in Serie A e l’impellenza di confermare un allenatore che è qualcosa di più di una semplice guida tecnica e di cui si sono accorti in molti. Quella del Picco è stata da subito una complicata corsa contro il tempo (tuttora in atto), ma i 15 milioni stanziati nel breve periodo parlano chiaro: la loro mossa i Platek l’hanno fatta.  

Ma per legittimare il tutto serviva un tassello in più: la conferma di Vincenzo Italiano. Sono stati giorni convulsi e di trattative serrate, ma alla fine il dado è tratto: ci sarà ancora il condottiero siciliano alla guida delle Aquile. Due su due, il modo migliore per partire, non c’è dubbio. Una presa di posizione forte, come a dire “vogliamo il meglio“: un segnale significativo anche per gli altri club, per la città e per la tifoseria. I Platek hanno iniziato con il piede giusto. D’altronde non sarebbe certo stato il massimo presentarsi perdendo l’uomo chiave della salvezza e non potendo assicurare un impianto a norma: questo gli americani lo sanno bene. E se il buongiorno si vede dal mattino…

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