Non scherziamo, Vincenzo Italiano non si muove. Lo hanno prima pensato tutti i tifosi, soprattutto dal novantesimo di Spezia-Roma al fatidico sì arrivato ormai due settimane fa. Lo pensa ancor di più ora tutto il mondo del calcio, specie dopo il ribaltone di Firenze. E c’è un motivo semplice del perché ciò accadrà: l’accordo che Vincenzino ha sottoscritto con la famiglia Platek è molto più di una stretta di mano. È un matrimonio in piena regola, con una condivisione di vedute totale, per la voglia di credere insieme ancora una volta in uno dei progetti più suggestivi della A. Ci sono voluti giorni di trattative serrate, di fumate grigie e di apprensioni per arrivare alla piena sintonia, non certo cancellabili in poche ore.
Con buona pace di chi, nel terremoto della Fiorentina, ha pensato che sotto sotto Italiano fosse in vendita. È vero che nel calcio non ci sono certezze, specie nel mercato, ma lo Spezia sta dimostrando che una sicurezza ce l’ha: le idee sono chiare, la società è sana, così come la voglia di crescere. E questo basta, eccome. Il tecnico non è soltanto il condottiero dei suoi ragazzi, è una parte della città, della spezzinità, incarna un popolo intero. In poche realtà, ci sentiamo di dirlo, il legame fra la squadra e la città è così radicato: e non è davvero scontato. E un poco ci stupiamo che non tutti l’abbiano capito: nel calcio di oggi, effettivamente, spesso non conta più nemmeno la parola data. Ma per fortuna ci sono ancora tante belle eccezioni.