1 Settembre 2021 - 08:30

Pecini ha scelto la linea verde, ma restano nodi irrisolti. La nostra analisi

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È andato in archivio (finalmente) uno dei mercati più complicati della storia dello Spezia. Non solo per la difficoltà di operare in questo periodo storico, ma anche per l’obbligo di dover concentrare in poche settimane almeno tre sessioni, visto l’imminente blocco in arrivo. Tante le operazioni portate in porto, tante anche quelle mancate: il mercato è così. Proviamo ad analizzarle nel dettaglio a bocce ferme partendo da ciò che va e finendo a ciò che non va.

Linea verde, Pecini è una garanzia

Spesso i nomi trattati non hanno scaldato la piazza: perlopiù giovani e di belle speranze, molti dei nuovi arrivati in casa Spezia risultato a molti sconosciuti e “inadeguati”. Ci sarà tempo per valutarli sul campo, ovviamente, ma visto il curriculum del DG Pecini c’è da aspettarsi che siano elementi di sicuro futuro. Sher, Antiste, Strelec, solo per citarne tre, sono profili ben chiacchierati anche in ambienti più blasonati dello Spezia. Si è lavorato sul presente e sul futuro dando a Tanrivermis una formazione Primavera di tutto rispetto, con elementi presto validi anche per aiutare i più grandi. Gli innesti di Bourabia, Nikolalou, Reca, Agudelo e Manaj possono conferire la giusta esperienza senza strafare con la carta d’identità. Toccherà a Motta ora assemblare nel modo migliore possibile i suoi ragazzi.

Un occhio al futuro… e al bilancio

È uno Spezia che vuole costruirsi in casa le proprie fortune, specie se dovrà fare di necessità virtù. La bassissima età media garantisce margine per il futuro, ma anche – e non è poco – un certo patrimonio in termini di calciatori. Dei 26 (con Salcedo) calciatori acquistati da Pecini solamente quattro arrivano a titolo temporaneo: lo stesso interista, Kovalenko e Colley dall’Atalanta e Agudelo dal Genoa. A differenza della precedente gestione Meluso, dunque, lo Spezia ha ora un suo impianto ben definito dal quale ripartire per i risvolti futuri.

Nodi rimasti irrisolti

Tuttavia la sessione appena conclusa ha lasciato anche alcuni strascichi. In primis la situazione Nzola: l’altro elemento che si allenava a parte (Krapikas) ha trattato e trovato la rescissione, mentre per l’attaccante la situazione è rimasta in stallo. Prima la corsa all’oro visti gli 11 centri in stagione, poi le sirene dall’estero non convincenti. Infine lo scambio saltato con Destro e un presente da corpo estraneo all’interno della rosa. Riuscirà Motta a reintegrarlo? E lui sarà utile alla causa dello Spezia? Il lavoro del tecnico riparte anche da qui. E poi Provedel, altro caso. Il portiere pareva ormai a un passo dal vestire il blucerchiato, ma tutto è saltato. Per lui – sembrano dire le famose gerarchie – il posto da titolare sembra solo un ricordo: resterà a giocarsi il posto, non senza delusione.
Infine, la paradossale situazione Piccoli: una trattativa chiusa, in tutto e per tutto, da settimane e che aspettava solo un ok finale. Tutto imbastito, tutto fatto, tutto apparecchiato. E invece no, nemmeno di fronte all’espressa richiesta del giocatore, che si è rivolto alla dirigenza orobica per vestire nuovamente la maglia Spezia e giocare con continuità. Un paradosso doppio, visto che le altre operazioni Kovalenko, Colley, Reca erano state imbastite proprio sulla scia dell’arrivo dell’attaccante classe 2001.
Infine, Sala: fuori squadra dopo la sciagurata prima parte di stagione scorsa, ha visto partire Vignali ma ancora una volta non si è trovata la possibilità di cederlo. Vale lo stesso discorso degli altri: la speranza è che non ci si ritrovi a prima di metà stagione con un interprete in meno.

Basterà?

È la grande domanda. Fidarsi è giusto, ma a parlare sarà il campo. La poca esperienza in Serie A ancora paga un conto molto salato. Ce ne siamo accorti lo scorso anno, quando una squadra un po’ meno giovane ma con molti debuttanti si è salvata incassando ben 70 gol e pagando molto dal lato di testa. Saranno in grado i tanti giovani di adattarsi e soprattutto reggere l’urto di un campionato che non perdona al minimo errore? Spontaneo chiederselo. E, senza voler togliere il lavoro a nessuno, c’è un po’ di malinconia a vedere un Estevez non riscattato andare in B al Crotone, o un Ricci che da convocato in Nazionale si deve “accontentare” del Frosinone, sempre in B. Per non parlare di un Capradossi finalmente recuperato, che alla prima gara in B entra e segna subito. Interpreti che l’anno scorso si sono dimostrati colonne importanti per la salvezza, che forse avrebbero potuto incrementare quel giusto mix utile per fare bene. Ma qui non dipende solo da Pecini, visto che tante situazioni erano pregresse. 

Che voto date al mercato dello Spezia?

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2 thoughts on “Pecini ha scelto la linea verde, ma restano nodi irrisolti. La nostra analisi

  1. Alcuni sono in trasferimento temporaneo, su tutti Agudelo e Colley. Potrebbero rimanere avendo il diritto di riscatto. Questo potrà essere esercitato nelle sessioni bloccate?
    Per Nzola purtroppo l’unica speranza è che capisca di dover lavorare da professionista così da poter andare via anche a gennaio dopo aver fatto un buon girone di andata.
    Provedel spero si risolva. Il ragazzo l’anno scorso è stato determinante “guadagnando” di poter giocare. Zoet ha sempre accettato il ruolo da secondo nonostante il CV. Oggi tocca a lui…deve smaltire la delusione(umanamente comprensibile) e lavorare duro come fece l’anno scorso.
    Condivido che lasciare andare Ricci Capradossi abbia dell’assurdo. Aggiungerei Acampora, ragazzo serio esempio utile alla causa. Tra l’altro in difesa manca un difensore centrale se si vuole lavorare a 3 dietro e il centrocampo è logica alla mano privo di 2 giocatori…

  2. Bell’articolo. Condivido in pieno. Tranne la chiusura. Sapete bene che Pecini ha sostituito Capradossi, Ricci ed Estevez con alcuni giovani del suo cerchio magico. Delle schiappe senza se e senza ma (a Roma domenica ne abbiamo visto un assaggio), ma per lui l’importante era stravolgere quanto di buono esisteva per dimostrare forse un giorno di essere in dio immortale. Ma se sarà serie B non sarà mai colpa dell’inesperto Motta, nè della società.

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