Contro la Samp è stato il vero mattatore del match. Ma, più in generale, Daniele Verde (qui la nostra intervista al suo agente) è davvero l’uomo in più di questo Spezia che continua a far sognare. L’attaccante ha rilasciato una bella intervista, fra campo e retroscena, a La Gazzetta dello Sport in edicola questa mattina. Si definisce un tamarro napoletano e non ha dubbi su quali siano le priorità nella vita: la religione e la sua famiglia. Napoletano, sì, ma, come racconta lui stesso, La Spezia è un po’ la sua seconda casa. Torna poi sul passato, quando lo scoprì Bruno Conti. Per Verde, andare a Trigoria fu il coronamento di un sogno. Poi i tanti prestiti, ma sempre con grande allegria: “Di Valladolid e della Spagna mi resta dentro tutto: persone eccezionali, un’esperienza stupenda. Poi sono andato all’Aek Atene: in Grecia respiri la storia”. Ad Atene, però, il classe ’96 ha dovuto vivere il lockdown. Un periodo tutt’altro che semplice in cui ha dovuto vivere da solo per 4 mesi.
Inevitabile poi una domanda sul perché della sua mancata esplosione definitiva nonostante avesse esordito solamente a 18 anni coi giallorossi. Colpa dell’immaturità, spiega lui, ma con la nascita della figlia Diletta è scattato qualche cosa e ora ha imparato a sacrificarsi per la squadra. “Mi dicono che faccio solo gol spettacolari, ma quel gusto per la cosa bella me la porto dentro da quando ero bambino: la giocata non la penso, la faccio. È il calcio della strada, quello più divertente. È istinto, passione”. La strada appunto, dove Verde ha imparato a giocare nella sua Napoli. E il litigio con Thiago Motta? “Non fu un litigio, ma una discussione. Il mister non mi vedeva al top in allenamento, eravamo un po’ tesi per i risultati. Le discussioni sono utili se le persone sono serie e hanno rispetto”. Non a caso poi i minuti sono arrivati e verde ha risposto alla grande sul campo. C’è spazio anche per qualche nota più leggera, il numero 10 svela di essere un tipo piuttosto scherzoso nello spogliatoio. Le vittime preferite sono Manaj e Agudelo, compagni con un pessimo gusto nel vestire e a cui l’ex Roma fa sistematicamente sparire qualche capo d’abbigliamento.
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