Sulle colonne de Il Secolo XIX in edicola stamattina troviamo un’interessante intervista a Jacopo Sala. Il factotum di Thiago Motta ricorda subito i tempi nelle giovanili dell’Atalanta. Lì, per primo, fu Titti Savoldi ad avere l’intuizione di impiegarlo a centrocampo, proprio come oggi viene schierato da Motta. Quattro anni in cui ha incontrato tanti altri compagni che oggi militano ancora in Serie A come Gabbiadini e Zaza. Poi l’approdo al Chelsea, dove Jacopo è cresciuto all’ombra di campioni straordinari. “Vivere al fianco di Drogba, Essien, Terry, Cole, Cech, Ivanovic, Carvalho è u’esperienza unica. Fuori dal campo i campioni veri si distinguono, gente umile. Se avevi problemi, ti accompagnavano loro a casa con la macchina”.
Dopodiché ci fu il trasferimento in Germania, all’Amburgo. Il classe ’91 ebbe qualche difficoltà in Bundesliga, specialmente con la lingua. Ma certamente anche quell’esperienza gli regalò ricordi indelebili. “Giocare la prima partita da titolare e segnare al Bayern di Monaco, credo che quello resti uno dei giorni più belli della mia carriera”. La nostalgia dell’Italia, però, si faceva sentire, e Sala accettò quindi la proposta del Verona. Anni belli nella città di Romeo e Giulietta, racconta Jacopo, al termine dei quali ci fu il trasferimento in Liguria: alla Samp. Poi una stagione a Ferrara e, infine, l’arrivo allo Spezia. Una sorpresa perché “avevo un’offerta scritta di due anni dalla Turchia, il Karagumruk, ma mi feci convincere”. Non un’avventura semplicissima, l’ex Verona finì anche fuori rosa con Vincenzo Italiano. Il ragazzo ricorda quei momenti con amarezza, non è certamente bello non prendere parte alle attività di squadra. Tuttavia, anche quei momenti, lo hanno aiutato a crescere. Infine arriviamo al presente, con Thiago Motta. Ora, “il gruppo
si è saldato, è sano, lavora molto”.
Spezia, già presentato il ricorso al Cas. Sentenza attesa a maggio/giugno
Bravo Jacopo