Sulle colonne de Il Secolo XIX oggi in edicola troviamo un’analisi delle differenze e delle affinità fra Thiago Motta e Italiano, passato e presente dello Spezia che lunedì si ritroveranno in campo. Il quotidiano ha ricercato le differenze che separano nettamente i due allenatori, a partire dal portamento. Ma una cosa è certa: entrambi sono uomini di calcio. Si parte dai numeri: Italiano dopo 24 giornate aveva 25 punti, Motta 26. L’uno praticava un calcio innovativo, vinceva meno ma pareggiava di più e anche nelle sconfitte la differenza è minima. Però Italiano aveva un nucleo solido, mentre Motta parte da una squadra quasi completamente rifatta.
Poi gli allenamenti: Italiano al pomeriggio, Thiago al mattino. Il primo accentratore, con poco spazio lasciato ai collaboratori, il secondo lavora in sinergia. L’uno più aggressivo, l’altro deciso ma senza alzare spesso la voce. 4-3-3 come dogma per il tecnico di Karlsruhe, più moduli per l’italo-brasiliano. Entrambi hanno però la grande qualità di agire molto sulla psicologia dei calciatori fin dal pre-gara (nonostante non seguano in campo i ragazzi nel riscaldamento).
A livello di sede: Italiano non aveva un suo ufficio, organizzava direttamente incontri con i collaboratori. Più abitudinario Motta, che invece ha un ufficio e fa casa-stadio. Prima allenamento, poi pranzo con lo staff e nel pomeriggio lavora su video e relazioni in sede. Italiano dà maggiore attenzione alla stampa, mentre Motta sembra più asettico.
Infine, gli atteggiamenti. Italiano ha fatto la gavetta, anche da allenatore, salendo per gradi. Per Motta, invece, c’è l’aura da top player ma con moderazione. Sempre educato, certamente meno vulcanico del collega. Fra le affinità, si individua invece lo snodo della stagione. Entrambi, infatti, si sono salvati con una vittoria esterna: Italiano a Pescara, Motta a Napoli.
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