Sulle pagine de Il Secolo XIX questa mattina in edicola troviamo un’interessante intervista all’ex capitano dello Spezia Pietro Fusco. Quella con l’Empoli è un po’ la sua partita: 160 presenze con gli azzurri, 76 con le Aquile, poi DS, responsabile del settore giovanile e allenatore in seconda. Chi più ne ha più ne metta. Due club cui l’ex difensore ha legato il cuore: in Toscana giocò la sua prima stagione in A, Spezia la sua vita anche fuori dal campo. A Empoli da anni si fa bene calcio, mentre lo Spezia nella massima serie “è qualcosa di inimmaginabile fino a poco fa, ma frutto di un lungo cammino“. Con la vittoria sul Venezia anche le Aquile si sono avvicinate alla salvezza e oggi entrambe le squadre meritano la salvezza. Oggi Fusco è dirigente della Cavese, ma segue ancora da vicino la Serie A.
Poi si sofferma sui talenti di casa: “Vedere Maggiore e Ceccaroni scambiarsi i gagliardetti a centrocampo prima della partita è motivo di orgoglio. Sono due ragazzi che ho contribuito a crescere e oggi sono protagonisti fra i grandi. Sono soddisfazioni” le sue parole. Di Empoli Fusco ricorda la voglia della squadra, di Spezia la partita del secolo, la vittoria 2-0 sul Genoa del 2006.
Ma non solo, il play-out contro il Verona fu indimenticabile: “Preparammo la partita con il 3-5-2 ma non eravamo convinti, così ci mischiammo. Soda si accorse che qualcosa non andava, urlava e noi facevamo finta di nulla. La cosa funzionò“. E fra i calciatori non mancano i ricordi: il più astuto Guidetti, ma calcisticamente Colombo era unico. “Oggi Bastoni penso possa fare il salto più alto di tutti – racconta ancora Fusco – mentre su Maggiore non avevo dubbi che avrebbe fatto la A con questo club“.
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