Ricordate Alessandro Pierini? Ex difensore in Serie A soprattutto con le maglie di Udinese e Fiorentina è anche passato fino a qualche anno fa dalla società bianca, come allenatore della Primavera dello Spezia per due stagioni. Per i suoi trascorsi con i bianconeri friulani e per aver conosciuto da vicino la società di Via Melara, abile nel lavoro con i giovani, la redazione di Spezia1906.com lo ha intervistato in esclusiva per questo finale di stagione.
Partiamo dal presente. Si sarebbe aspettato che questo Udinese-Spezia potesse valere così tanto per le Aquile?
La Salernitana ha riaperto i giochi, fino a un mese e mezzo fa era spacciata. Nicola ha tirato fuori il meglio dai suoi, che ora ci credono. La vittoria del Genoa con la Juve ha ulteriormente mischiato le carte, ma 4 punti di vantaggio a due gare dalla fine sono un margine abbastanza grande. La vedo complicata che Sampdoria e Spezia vengano risucchiate.
Quindi ci si può “fidare” di Napoli e Inter, arbitre della lotta salvezza?
Fare affidamento sugli altri non è mai il massimo (ride n.d.r.). A fine stagione qualche risultato inaspettato c’è sempre stato. Ma pensare che tutte e due Genoa e Cagliari possano fare 6 punti in due partite la vedo complicata, penso che la salvezza sia un affare fra loro due e la Salernitana.
Da ex calciatore: è possibile che sia subentrata un po’ di rilassatezza in una squadra che pensava di avere chiuso la pratica dopo il pari di Empoli?
Nel calcio non si può mai dire niente finché non c’è la matematica. I conti si fanno in base a risultati e avversarie, ma sono certo che allo Spezia nessuno pensi di essere salvo. Penso che soprattutto questa partita sarà da giocare con il coltello fra i denti. La certezza di avere margine permette però di giocare con la giusta tranquillità.
33 punti a due giornate dalla fine: come valutare la stagione della squadra di Motta? Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Per le premesse in pochi si aspettavano certa tranquillità, ma sono tanti anche i punti persi.
Un po’ tutte e due: dopo la partenza un po’ traumatica di Italiano in pochi avrebbero pensato che Motta potesse salvare la squadra. I punti non sono tanti, ma conta il risultato finale: poi se ne parlerà per il futuro. Penso che quello che importa sia restare in categoria.
L’Udinese ha invece già centrato l’obiettivo, con un allenatore cambiato e ancora una volta diversi prospetti nuovi e interessanti. Che sensazioni ha?
Non mi entusiasma molto il modo di accontentarsi della società. Sta facendo campionati relativamente tranquilli dopo aver abituato la piazza a lottare per qualcosa di più. Negli ultimi anni sono forse un po’ cambiate le gerarchie nel Pianeta Pozzo e la squadra non fa campionati di grande livello. Si accontenta di vivacchiare, di fare stagioni anonime: alla lunga potrebbe essere un giochino rischioso. Penso che la società abbia invece tutte le carte in regola per fare come Verona o Sassuolo.
Lo Spezia è la squadra più verde del campionato. Lei che ha lavorato con la Primavera aquilotta, che ne pensa dell’utilizzo dei giovani in Serie A? È davvero questo il problema del nostro calcio?
Ci sarebbe da aprire un discorso lungo su questo tema. In Italia ci vorrebbe maggior coraggio nel puntare sui giovani, investendo sui settori giovanili e sui suoi allenatori, così come sulle strutture. Invece da noi si cerca la vittoria subito. Chi fa in maniera eccellente questo lavoro è l’Empoli e si vedono i risultati: da anni, oltre ad avere squadre di qualità sfornano ragazzi che arrivano in Prima Squadra e fanno il grande salto. Bisognerebbe prendere a esempio da quello, ma si fa poco e male.
In più i campionati Primavera sembrano pagare ancora un gap importante con le Prime Squadre…
Assolutamente, io penso che il campionato Primavera non abbia valore, non serva a nulla. Esiste solo da noi: in Spagna, ad esempio, dopo le giovanili si va nelle squadre B. Il nostro è un campionato non allenante, fine a se stesso, con un salto troppo grande da fare con i grandi. Per me il campionato Primavera andrebbe eliminato, magari provando a fare qualche progetto con le seconde squadre. I ragazzi dopo l’U17 dovrebbero partecipare a un campionato più formativo, che prepari alla realtà di un calcio senior.
Ha avuto modo di conoscere Simone Bastoni al Trapani, quando arrivò in prestito. Lei, da vice di Calori contribuì a farlo giocare terzino sinistro. Si aspettava questa sua crescita? Quest’anno ha saputo dimostrare di interpretare alla grande entrambi i ruoli.
Ricordo bene Simone, nasceva braccetto. A Trapani lo trasformammo in quinto di centrocampo nel 3-5-2, ma mostrava grandi caratteristiche da terzino. Il suo esempio è un po’ questo: è andato a farsi le ossa in una squadra di C per crescere, in piazze magari calde. E in questo modo si è formato. Il Bastoni di oggi negli ultimi cinque anni è sempre cresciuto, se pensiamo che ha giocato più in A che in B il progresso è evidente. Tutto quello che durante la stagione si propone lo fa suo e lo migliora. Il fatto di saper fare ruoli sia di terzino che di centrocampista lo mette in condizione di essere duttile. Ha anche un gran piede e perché no, potrebbe anche pensare di fare presto un salto importante.