Chi proviene dalla gavetta ha spesso dimostrato di avere una marcia in più. Lo scrive Il Secolo XIX in riferimento a Luca Gotti, che sembra ormai il prescelto di Pecini e dei Platek per la panchina dello Spezia. Una lunga carriera, quella di Gotti, partita dai Giovanissimi del Milan e proseguita nei dilettanti del Montebelluna. Da lì un giro di esperienze, le giovanili della Reggina e stagioni poco fortunate con Treviso e Triestina. Poi le costruttive esperienze da vice: prima con Donadoni a Cagliari, Parma e Bologna, poi con Sarri al Chelsea e all’Udinese con Tudor. Una varietà di esperienze e confronti, che hanno arricchito la sua filosofia tattica e le sue idee. Persona schiva e di elevata cultura – si legge – Gotti ama il lavoro sul campo e le lunghe sedute tattiche a provare situazioni di gioco. A Udine ha raggiunto due salvezze, magari senza entusiasmare, ma valorizzando molti calciatori.
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Non si è mai legato a uno schema predefinito ma ha sempre saputo adattarsi alla rosa e alle caratteristiche dei giocatori a disposizione. A Udine, Gotti era solito utilizzare il 3-5-2, che in fase di possesso si trasformava in 3-1-4-2 con l’abbassamento del vertice basso e l’alzamento dei due esterni sulla linea dei trequartisti. Difficilmente – prosegue il quotidiano – Gotti riproporrà questo modulo allo Spezia, visti i tanti esterni offensivi a disposizione e i pochi attaccanti centrali. Gotti ama una squadra operaia, capace anche di rincorrere a partire dagli stessi attaccanti. Uno dei punti di forza del suo gioco, visto all’Udinese, è il grande lavoro sugli esterni: la squadra friulana l’anno scorso era la terza per cross effettuati in Serie A. Sarebbe già un buon inizio, visti i tanti interpreti a disposizione.