8 Giugno 2022 - 13:30

Eclettico, duttile ed educatore: perché Luca Gotti piace allo Spezia

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Si deciderà la prossima settimana il destino della panchina dello Spezia, con Thiago Motta e lo Spezia destinati a separarsi. Il casting per i sostituti è già partito e fra i nomi più gettonati si è fatto largo quello di Luca Gotti, ex allenatore dell’Udinese. Ma quali sono le caratteristiche di questo allenatore che possono far comodo allo Spezia? Il retroscena vuole che Pecini avesse già approcciato questo tecnico ai tempi della Samp. Analizziamo insieme il suo profilo. 

Idee e lavoro con i giovani

Gotti è nato a Rovigo nel 1967 e ha cominciato la sua carriera da allenatore dagli Allievi del Milan a fine anni ’90, per poi vivere molte esperienze con i settori giovanili: dalla Reggina alla Nazionale U17, prima di intraprendere una carriera da vice. Dal 2010 è infatti stato in società importanti: Cagliari, Parma e Bologna, sempre nel gruppo di Donadoni, fino a passare al Chelsea nel 2018/’19, nello staff di Maurizio Sarri vincitore dell’Europa League. Il ritorno in Italia coincide con l’approdo all’Udinese, da secondo di Tudor. Nella stessa annata subentra al tecnico croato, per poi guidare il club bianconero fino a questo campionato, quando lascia il posto al suo vice Cioffi. Nel suo percorso ha saputo lavorare molto bene con i giovani, un fattore da non sottovalutare nella formazione più verde del campionato di Serie A.

Poliglotta

Gotti, oltre ad avere due lauree (Scienze Motorie e Pedagogia) e due master è stato anche professore universitario ed è profondo conoscitore delle lingue, soprattutto dell’inglese. L’aver lavorato all’estero ha acuito questo fattore, determinante anche in un gruppo come quello dell’Udinese in cui ha trovato tanti giocatori di diverse nazionalità. Un elemento apprezzato anche da Pecini e dallo Spezia, che intendono affidare a un profilo internazionale il progetto Platek. Anche Thiago Motta, con la sua abilità nel padroneggiare almeno tre lingue, era stato favorito nella relazione con un gruppo piuttosto variegato.

Duttilità tattica

Anche se in Friuli ha prediletto il 3-5-2 (anche per la continuità con i predecessori), Gotti ha saputo adottare vari moduli nell’arco della sua carriera. Non disdegna la difesa a quattro ed è in grado di lavorare con entrambi i sistemi. Non ama avere un punto di riferimento in campo, ma ama definirsi un eclettico. Lui stesso, in una metafora con l’architettura, ne definiva la mescolanza dei migliori stili applicato al calcio. Questo allenatore è in grado di “assemblare le cose migliori viste fare ad altri“. Gotti ha saputo anche lavorare molto sulle palle inattive: marcatura a zona, l’uomo sul palo non è un dogma, concentrazione sulla zona cruciale. 

Temperamento

Mai esuberante, mai fuori dalle righe, la sua pacatezza e semplicità hanno fatto di Gotti un profilo di buona efficacia comunicativa. Emblematica la sua dichiarazione nel momento in cui l’Udinese decise di promuoverlo a primo allenatore: disse che non gli sarebbe piaciuta la sovraesposizione mediatica e che avrebbe preferito lavorare lontano dai riflettori. Calma ed equilibrio sono fra le sue doti migliori, sa puntare sui valori di empatia e partecipazione collettiva. Chi lo conosce bene giura che i suoi calciatori siano in grado di andare in campo uniti al di là dei moduli utilizzati. In una recente intervista ha dichiarato: “Da secondo ho imparato a stare zitto, ascoltare tanto e parlare il meno possibile, compensando certe caratteristiche intervenendo sui singoli“. Ma il lavoro è il suo mantra, anche nelle difficoltà: non a caso il modello è Alex Zanardi. 

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