Il difensore Martin Erlic, che ha appena terminato la stagione (e la sua esperienza) in maglia Spezia è stato fra i migliori della squadra di Motta. A coronamento della sua grande stagione, il centrale è stato convocato con la Croazia e ha figurato benissimo. Sulle pagine di Sportweek, settimanale de La Gazzetta Dello Sport, il croato ha raccontato la sua lunga storia, nata sotto le bombe dell’ex Jugoslavia. La famiglia di contadini nel suo piccolo paese di Tinj (che lo ha accolto da eroe) e l’aiuto ai genitori, imprenditori agricoli. Oggi – anche grazie ai guadagni di Martin – l’azienda si è allargata e produce anche una sua esportazione: ma i genitori continuano e continueranno a fare ciò che hanno sempre fatto. “Li aiuto a viverla meglio di quando ero piccolo, ricordo che non avevo 50 centesimi per comprarmi un bombolone. Erano tempi difficili” ricorda.
A 12 anni, Erlic scelse il calcio con una promessa al padre: “Lasciami andare e non te ne farò mai pentire“. Mai idea fu più veritiera, col senno di poi. Oggi Martin è un calciatore affermato, ma mantiene i suoi valori intatti: “Fare questo mestiere è un privilegio e ho massimo rispetto per tutti coloro che fanno parte del club, a cominciare dai magazzinieri e dalle signore delle pulizie. Se stiamo bene è anche grazie a loro. Apprezzo meglio il valore dei soldi e li metto da parte, rimango con i piedi per terra senza montarmi la testa. Ho imparato a essere umile e non dimentico“.
E adesso? C’è un futuro da scrivere, fra Sassuolo e tante chiamate. “Non ci voglio pensare, almeno finché le cose non si concretizzano. Voglio salire un gradino alla volta. Non sarò in un grande club a 30 anni? Pazienza, vorrà dire che è destino. In Italia sto bene e il clima è simile alla Croazia. La Serie A mi piace, sono migliorato tanto come difensore grazie alla tattica” racconta.
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