Dopo una partita come quella di ieri – scrive Il Secolo XIX – ti fai un’idea abbastanza chiara. Può essere l’anno del Napoli, chissà se sarà anche quello dello Spezia salvo. Luca Gotti studia bene la gara, poiché fondamentalmente nasce e cresce da tattico. Non azzarda una squadra alta, tiene Kiwior più basso e dà ordine e compiti. Il resto – si legge – glielo toglie la politica societaria, che non gli ha regalato uomini dalla metà campo in poi. Imbriglia il Napoli, pur subendolo, e mostra passi in avanti rispetto alle sfide contro Inter e Juventus.
Alla fine esulta Spalletti, ma Gotti fa vedere una squadra quadrata, logica e tatticamente ben messa. Ma corta nelle unità: gioca con coraggio, ma non ha cambi. Questa squadra sta però pian piano costruendo identità e dovrà cercare di salvarsi giocando nel suo campionato, contro le dirette concorrenti per la salvezza. In tal senso, prosegue il quotidiano, sarà importante il prossimo incrocio con la Sampdoria, ma anche le gare di ottobre con Monza, Cremonese e Salernitana. La capacità di lettura delle partite da parte di Gotti fanno capire perché Donadoni e Sarri lo ritenessero così importante. Qualche dubbio lo ha invece lasciato l’impiego di Ampadu a destra nel terzetto difensivo. Nelle idee avrebbe dovuto essere il cambio di Maggiore, invece così rischia di togliere spazio a Caldara. In avanti Nzola è invece apparso troppo solo e soprattutto senza un cambio: ha giocato 540 minuti di fila, mai successo nelle sue 74 presenze con lo Spezia.
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GOTTI: “SCONFITTA CHE LASCIA L’AMARO IN BOCCA”
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