Il Secolo XIX dedica un terzo approfondimento a Eduardo Macia, che ieri si è presentato come capo dell’area tecnica aquilotta. Un profilo molto diverso da quello di Pecini: uno è legato alla vendita del prodotto più finito, mentre l’altro è bravo a valorizzare calciatori più maturi. Andrà capito chi dei due sarà andato più vicino ai connotati delle idee americane. Come sempre, saranno poi i risultati a determinare il tutto. Una cosa è certa: si tratta di due top nel ruolo e su questo non ci sono dubbi.
Certezze e intuizioni
Ma l’idea è abbastanza chiara: un club come lo Spezia dovrà giocoforza rassegnarsi a perdere un ipotetico “fenomeno” in rosa, attratto dai grandi club, è inutile forzare più di tanto. Serviranno però le giuste intuizioni per sostituirlo al meglio, quelle sì. “Chi fa il mio mestiere cerca di avere sempre occhio – racconta il dirigente a Il Secolo XIX – e deve stare attento alle situazioni. Oggi sono più conosciuto – scherza – ma tempo fa mi muovevo meglio e ne sorprendevo tanti“. Poi Macia spiega il modo: “Di un giocatore va capita la personalità prima di tutto, serve che però la società si fidi e capisca. Molte proprietà americane non hanno capito che il lavoro va fatto a lungo termine e spendono subito in modo eccessivo. Con i Platek sono stato chiaro, spero di avere un progetto volto a farci crescere“.