Si è conclusa questa mattina la prima udienza in programma nel processo che coinvolge anche due ex dirigenti dello Spezia Calcio sul caso “Nigerian System“, il traffico di minori africani che il club avrebbe messo in atto fra il 2013 e il 2017 facendo arrivare in Italia 13 minorenni dalla Nigeria per poterli tesserare con l’aiuto di società satellite. Il collegio si è riunito oggi, presieduto dal giudice Diana Brusacà, con le deposizioni dei primi protagonisti.
In aula due ex dirigenti
A parlare sono stati il capo della Squadra Mobile della Questura spezzina Girolamo Ascione e il sovrintendente Luigi Carofiglio, che hanno ricostruito le indagini con intercettazioni telefoniche e ambientali e perquisizioni negli uffici del club dal 2018 in avanti. In aula sono stati ascoltati anche l’ex AD Luigi Micheli (difeso da Giacomo Fenoglio) e l’ex responsabile del settore giovanile Claudio Vinazzani (difeso da Andrea Corradino), entrambi imputati. Il primo è accusato di aver firmato i documenti con la richiesta di ingresso in Italia dei giovani calciatori, mentre il secondo li avrebbe selezionati in base al talento sportivo.
La storia
Il piano studiato prevedeva l’arrivo nel nostro Paese come minori non accompagnati e con un visto temporaneo per poi essere tesserati e avviati alla carriera sportiva al compimento dei 18 anni. In questo modo venivano aggirate le norme sull’immigrazione, facendo figurare i giovanissimi come destinatari di permesso di soggiorno per partecipare ad alcune competizioni giovanili con la formazione dell’Abuja Football Academy. Fra gli atleti coinvolti (ma non indagati) figurano anche David Okereke – oggi alla Cremonese – e Umar Sadiq, che gioca in Spagna nella Real Sociedad. Il resto è fin troppo noto: nella primavera del 2021 la FIFA ha imposto un blocco del mercato di quattro sessioni allo Spezia Calcio che si è protratto fino all’aprile scorso. Con il ricorso e la successiva sentenza al CAS di Losanna, la società dei Platek ha così avuto la possibilità di riaprire le trattative in entrata.
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