Sulle pagine di Sportweek, settimanale a cura de La Gazzetta Dello Sport, troviamo oggi un approfondimento dedicato a Milan-Spezia in programma stasera con un’intervista a Daniel Maldini. Il giocatore delle Aquile, arrivato in prestito la scorsa estate proprio dai rossoneri, affronterà per la prima volta da ex la squadra sua e di suo padre, quel Paolo Maldini che coordina l’area tecnica con Massara. Ma lo fa da timido e riservato, come si definisce, ma anche vivace e di compagnia.
Presente e passato
Oggi Milan-Spezia significa molto per il giovane ventunenne, che prova lontano da casa a muovere davvero i suoi primi passi importanti da calciatore. Prima del match l’incontro con il padre: “Ci vedremo allo stadio“. Poi Daniel ripercorre i tempi della scuola, fatti di poco studio e tanti altri pensieri, sempre con il pallone in testa: “Ricordo qualche spezzone dei primi allenamenti al Vismara, dove si allenano le giovanili del Milan. Ma stavo già con i più grandi. Partite? Anche qui qualche spezzone, come la finale Champions 2007 con il Liverpool ad Atene…“. Mentre nel Milan ricorda le grandi amicizie con Leao e Saelemaekers e sul portoghese non ha dubbi: “Ha fatto uno scatto in avanti da quando ha capito di essere fortissimo“.
Consapevolezze
A 21 anni, ora Maldini si sente già grande: “Come giocatore cerco di fare del mio meglio per la squadra e come uomo di essere un buon amico. Essendo uscito di casa mi sento più responsabilizzato di prima: alcune cose che prima erano scontate ora non le sono più“. Oggi vive con il miglior amico Andrea, con cui condivide la casa e da Milano i genitori restano però vigili, anche se nel Golfo “sto bello tranquillo” spiega l’attaccante. Ma sempre con la voglia di divertirsi da matti in campo. Insomma, un percorso che sta andando avanti in maniera consapevole, passo dopo passo e senza alcuna imposizione. E le certezze non mancano: “Vorrei che tutti vedessero quello che posso fare in campo. Sento che mi manca ancora qualcosa per dimostrarlo, ma mi sento già meglio e più sicuro di me, più pronto. Questo mi viene dalla possibilità di confrontarmi con qualcosa di diverso da ciò cui ero abituato a Milano” racconta.
Non così facile
Quindi, Daniel parla anche della scelta del ruolo: in attacco perché difendere non piace. Ma ha fatto anche trequartista e mezzala, tutte posizioni che non disdegna. E un cognome pesante: “Certamente è diverso portare questo da un altro, ma dipende come la si vive, ho imparato a farlo bene. Alcune volte è difficile, ha i suoi pro e i contro“. Come quelli di sentirsi dire di essere “raccomandato”, un appellativo al quale il figlio d’arte ormai non fa più caso. Anche perché le somiglianze con il padre non sono poi così tante: “Forse il modo di muovermi, ma non ci sono tante cose che mi fanno dire di essere uguale“. In ogni caso non si scappa, perché il cognome è quello: “Bisogna accettare la situazione, ci saranno stati più contro che pro quando ero piccolo, ma basta vivere sereni” spiega ancora Maldini.
Casa Milan
Infine, il grande amore Milan e i suoi grandi campioni. “Allenarmi con loro fa andare di più anche se non me ne accorgo. Ibra ti sprona fino agli insulti, ma lo fa a fin di bene, poi finisce l’allenamento e ti abbraccia. Quando è arrivato – racconta – nessuno voleva fare le partitelle nella sua squadra“. E poi il rapporto con Pioli: “Mi aiutava a stare sereno, era sempre disponibile e mi spiegava come muovermi in campo. L’anno scorso qualcuno ha cominciato a parlare di scudetto e si vedeva che in cuor nostro ci credevamo tutti. Quando vinci contro le grandi capisci che ce la puoi fare ma che non può andare sempre bene. Quello era un gran gruppo, non vinci lo scudetto senza quello“.
E lo Spezia?
Ma il presente si chiama Spezia e la necessità di uscire da una zona bassa della classifica: “Dobbiamo cominciare a fare punti fuori, perché in casa siamo forti e tosti per tutti. In trasferta non solo non facciamo gol, ma nemmeno tiriamo in porta. Ma sono anche mancati per infortunio gli uomini di maggiore qualità. Possiamo tirarci su“.
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