Il nome di Antonio Soda per ogni tifoso aquilotto che si rispetti è scritto negli annali. E come potrebbe non essere altrimenti: vittoria del campionato di C nel 2006 (con decisiva vittoria contro il Genoa), salvezza incredibile nel 2007 nella Serie B più forte di sempre, poi l’ultimo ad abbandonare la nave nel terribile anno del fallimento. Momenti turbolenti ma anche bellissimi, indimenticabili per molti. Nonostante le strade si siano ormai da tempo divise, Soda continua ad allenare con profitto e dopo il Gozzano ora tiene le redini della Correggese, in Serie D, ma parla sempre volentieri quando si tratta delle “sue” Aquile. Lo abbiamo intervistato in esclusiva per un parere sulla prima parte di campionato andata in archivio, con una vittoria preziosissima proprio in quella Verona che lo consacrò nei play-out.
Lo Spezia è nel pieno del suo terzo anno in Serie A, qualcosa di inimmaginabile fino a poco tempo fa.
Da quando è andato in Serie A sta facendo molto bene. La cosa importante è essersi assestati e mi sembra che a parte un periodo un po’ buio di qualche partita possa dire la sua. È una squadra abituata a lottare per la salvezza e ha incamerato un bel po’ di esperienza. La società ha saputo approntare squadre giovani ma anche in grado di affrontare bene la categoria. Può salvarsi tranquillamente anche quest’anno, la crescita avviene anche così.
Là dietro si viaggia molto a rilento: il livello del calcio italiano è calato?
Può darsi di sì, ma le squadre al vertice restano le stesse. Ci può stare che qualche club con problemi societari incappi nella stagione difficile, ma mi pare che lo Spezia si sia stabilizzato in una certa dimensione. La società ha sempre centrato l’obiettivo abbastanza con tranquillità.
Lo Spezia è reduce da un successo cruciale a Verona che ha svoltato la stagione, proprio come quel play-out…
I ricordi si sprecano in quella partita e restano indimenticabili. Ci può stare un inizio un po’ altalenante, ma l’importante è avere fiducia nelle potenzialità della squadra. Bisogna fidarsi di Gotti, che conosco bene e che ha dimostrato di saper fare ottime cose anche a Udine e ovunque sia andato. In Serie A può capitare qualche partita che non va bene, ma l’importante è che l’ambiente resti unito. In una categoria come questa ci sta di perdere qualche partita di fila, ma in uno scontro diretto come quello di Verona una vittoria di punti ne vale sei. E ora a gennaio ci saranno subito due partite in casa: fare punti al Picco potrebbe voler dire allungare ancora il gap dalle ultime. Saranno molto importanti.
Già, la pausa. Sarà una penalizzazione o no?
Dipenderà da come lavorano le squadre e da cosa vogliono. Ad alcuni può far bene ad altri no. Ad esempio con una vittoria così allo Spezia sarebbe andato meglio giocare subito per l’entusiasmo che si è creato (ride n.d.r.). Ma dall’altra parte l’infortunio di Dragowski permette di poterlo recuperare senza avere partite in mezzo.
Lei ha conosciuto Gotti da vicino da compagno del corso di Coverciano. Che cosa ci racconta del tecnico delle Aquile?
L’ho conosciuto bene e ho visto da subito in lui una persona molto seria, capace e preparata. Ha dimostrato a Udine e non solo di saper tenere le redini della squadra facendo vedere il suo valore. Quando è arrivato a Spezia sono stato contento perché è un profilo pragmatico, preparato: si può raggiungere la salvezza con lui perché ha già dimostrato le sue qualità.
Lei è stato artefice di grandi imprese sulla panchina aquilotta anche per la grande coesione del gruppo: rivede un po’ quello spirito anche nello Spezia di oggi?
Quella squadra che vinse la C era inarrivabile, qualcosa di eccezionale. Per Spezia era stato un anno storico, la stagione di B e la salvezza furono allo stesso modo pazzesche. In un certo senso abbiamo dato il la per la Serie A, abbiamo un po’ gettato le basi. Purtroppo c’è stato il fallimento subito dopo, altrimenti si sarebbe potuto continuare qualcosa di speciale. L’hanno fatto più avanti, ma Spezia e la sua gente merita tutto questo. Sono contento, faccio il tifo per le Aquile ed è sempre il primo risultato che vado a vedere.
E infatti il fattore Picco è stato determinante anche quest’anno
Conosco bene i tifosi e quando giochi in casa si sente. La voce, l’anima si sentono. I giocatori che entrano in campo diventano parte integrante della passione e sono stimolati nel dare il 110%. Questo aiuta a tirar fuori qualcosa che altrimenti non si avrebbe: è come entrare in un’arena, ci si sente come in dovere di ricambiare.
Un attaccante come Nzola va rinnovato a tutti i costi?
Ha sempre dimostrato di saper segnare, si vede che è un giocatore in grado di segnare. È arrivato al terzo anno, si è stabilizzato in categoria e sta dimostrando di poter essere protagonista: i due gol fatti a Verona sono importanti e di ottima fattura. Per me è un giocatore maturo per questa categoria, difficile trovarne altri. Il contratto in scadenza? Sono strategie della società. Se continua a segnare è anche facile che arrivino offerte cosiddette irrinunciabili. Se sta bene a Spezia non rinuncerà a rimanere, visto che è ormai entrato anche nell’affetto dei tifosi. Mi piacerebbe che rinnovasse e continuasse a indossare i colori dello Spezia.
E DRAGOWSKI INTANTO CI SCHERZA SU: “HO ORDINATO UNA CAVIGLIA NUOVA…”
Grande Antonio! Ti vogliamo bene 🤍🖤