La Nazione oggi in edicola dedica un focus al Picco, il fortino delle Aquile anche in questa Serie A. Il quotidiano analizza l’affluenza media delle prima parte di stagione, che si è attestata intorno alle 8.600 unità. Sette partite si sono svolte fra le mura di casa, con due volte il sold-out sfiorato: nel derby contro la Sampdoria e con la Fiorentina, in entrambi i casi oltre le 10.500 presenze. Il totale degli spettatori (contando anche le altre partite contro Empoli, Sassuolo, Bologna, Cremonese e Udinese) si attesta sui 60.000 spettatori.
Media bassa
Il dato è fra i più bassi della Serie A, come quella di Empoli, ma il dato è spiegato dal quotidiano. Prima di tutto il ristretto bacino d’utenza dello Spezia, che dopo quello azzurro e del Sassuolo è il più piccolo della categoria. La provincia spezzina conta solo poco più di 215.000 abitanti, per numeri ben distanti dalle big ma anche di club di fascia medio-bassa. Cremona arriva a 350.000, Udine a 529.000, Lecce 769.000, contento anche l’hinterland ovviamente. Anche Monza e soprattutto Salerno possono fare affidamento su province molto popolate.
Fidelizzato
Ma osservano i termini relativi della fidelizzazione, il pubblico spezzino è fra i più elevati. Infatti, nel rapporto spettatori/abitanti, pesa il 4%. Un dato che surclassa ad esempio il seguitissimo Lecce, visto che i 24.000 del Via Del Mare rappresentano “solo” il 3,1%. Lo Spezia fa meglio anche di Monza (1,21), Cremonese (3,4), Salernitana (1,80). Un attaccamento alla maglia bianca che deve rendere orgogliosi, fra i più alti dell’intera Serie A. A chiudere, il quotidiano ricorda come il Picco non sia (ancora) uno stadio moderno e che i prezzi praticati dal club bianco per la campagna abbonamenti non siano stati considerati positivamente da molti.
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