Recuperi big o small? Con il Mondiale che sta andando in archivio sorge spontanea la domanda su cosa ci dovremo aspettare al rientro in campo della nostra Serie A, visto il corposo extra-time concesso in tante partite del Qatar. In molti hanno temuto che fosse un preludio all’introduzione dei maxi recuperi anche in Italia, ma la tendenza nella realtà sembra piuttosto diversa.
Retromarcia
La Gazzetta Dello Sport analizza la situazione, partendo dal fatto che proprio nello stesso Mondiale è già avvenuto un dietrofront, dolce ma netto. Dopo aver straripato nelle prime partite, la quota dei minuti di gioco concessi oltre il tempo regolamentare è decisamente scesa. Nelle semifinali si è arrivati ai 9′ totali di Argentina-Croazia e agli 11′ di Francia-Marocco, in una escalation ben diversa rispetto ai 28′ di Inghilterra-Iran. Tanto – se non tutto – dipende dalla discrezionalità dell’arbitro, ma si è un po’ esagerato a inizio torneo e poi la situazione è sembrata un po’ appianarsi.
E in Serie A?
Che cosa succederà nel nostro massimo campionato? Serie A, Premier e Liga hanno medie differenti. In Spagna si hanno una media di quasi 3′ nei primi tempi e quasi 6′ nei secondi, in Inghilterra si scende un po’, mentre l’Italia si attesa su 2’15” e 5’15”. Un dato importante se raffrontato a quello dell’anno scorso, che parlava di 1’47” in media nelle prime parti e 4’40” nelle seconde: significa che a casa nostra il recupero è già cresciuto. Forse si crescerà di 1-2′ ulteriori, ma non di più. Il designatore Rocchi parlerà della questione nelle prossime riunioni e per ora non sarebbero arrivati input particolari.
Tempo effettivo e challenge
In molti hanno sottolineato l’idea di arrivare al cosiddetto tempo effettivo. Ma quanto durerebbero le partite? 60′ o 50′? Due tempi da 30′? A quel punto il cronometro dovrà essere “ufficiale” ed esterno al campo, mentre ora tutto spetta all’arbitro. La rosea analizza poi il cosiddetto VAR a chiamata, che è fra le idee emerse nei giorni scorsi: non risulta. E nemmeno che a Collina piaccia, considerando poi che l’ultima parola spetta all’IFAB.