Un punto che alla vigilia della sfida tutti avrebbero sottoscritto, ma che amarezza! La Serie A è un campionato complicato, puoi giocare magnificamente per 80′, ma se cedi di schianto negli ultimi dieci rischi persino di perdere una partita dominata. Se qualcuno voleva avere un’altra riprova di come il calcio sia diverso con la ‘nuova’ regola dei cinque cambi, ieri non poteva avere una risposta più lampante. L’Atalanta cala sul campo cinque assi: Hojlund, Muriel, Zappacosta, Pasalic e Malinovsky, lo Spezia purtroppo non ha questo tipo di panchina. Mettiamoci anche una buona dose di sfortuna, che obbliga Gotti a inserire nella mischia a freddo il giovane Zovko già nel primo tempo, perdendo un cambio di movimento che dopo sarebbe stato utilissimo e i rapporti di forza si invertono in un nanosecondo.
La vera colpa dello Spezia
Se proprio c’è un punto da cui imparare, è quello di non aver ucciso la partita al momento opportuno. Il terzo gol era anche arrivato, ma il Var è stato giustamente inflessibile e da quel momento è cominciata un’altra storia. Peccato, perché il finale così amaro rischia di offuscare prestazioni convincenti di molti interpreti. Nzola, che continua a trascinare la squadra a suon di reti, Gyasi, che finalmente corona con un gol la sua ennesima prestazione da Cireneo. Poi Bourabia, verticalizzatore sublime e in grande spolvero nella gara di ieri. Bastoni, non al meglio fisicamente, ma che ha provato a dare l’anima fino all’ultimo momento in cui è rimasto in campo. Ampadu, giocatore di grande sostanza che avrebbe meritato il premio di un gol. Adesso sarà importante riprendere dalle cose buone viste e non demoralizzarsi, perché domenica col Lecce sarà ancora più dura.
LE NOSTRE PAGELLE DEL MATCH
GOTTI: “SONO ARRABBIATO, NON ABBIAMO GIOCATO DA PROVINCIALE”