Ha analizzato ieri la partita in sala stampa verso Sassuolo-Spezia, ma Leonardo Semplici ha anche raccontato le sue idee e il suo momento in una lunga intervista a La Gazzetta Dello Sport. L’ex Spal e Cagliari è tornato in pista dopo qualche tempo di assenza: “Stavo malissimo senza squadra, avevo ricevuto tante chiamate ma poi rimanevo sempre fermo. Così mi sono dato da fare: corsi di psicologia, comunicazione e molto aggiornamento. Ho girato tanto sui campi, il calcio è una continua evoluzione e restare fermi non si può“. Così racconta i 532 giorni senza panchina. Nella sua nuova avventura appena cominciata in Liguria ha ottenuto 5 punti in 3 partite, compresa la storica vittoria con l’Inter. Non è arrivato con la ricetta pronta, ma ha saputo analizzare la situazione e poi è intervenuto, cambiando anche modulo: “Non sono un integralista, avevo giocato a tre con Spal e Cagliari ma nei 20 anni precedenti sono sempre stato a quattro vincendo i campionati minori. Per me i numeri contano il giusto, mi piace che la mia squadra possa cambiare anche durante la partita come è stato con l’Inter” svela.
Crescita
Nel lungo periodo di aggiornamento, Semplici ha lavorato su occupazione degli spazi, ricerca della superiorità numerica, sul coraggio che le sue squadre devono avere. E qualcosa si sta vedendo: “Ho chiesto ai ragazzi di scendere in campo con sorriso e ottimismo, in ogni partita ci sono i momenti in cui si soffre e subisce ma bisogna crederci sempre. E questa mentalità paga” racconta. Con l’Inter è stato proprio così: dopo l’1-1 lo Spezia non ha difeso il punto ma ha provato a costruire ancora. Quindi, l’allenatore torna sull’addio al Cagliari, definendola una ferita ancora aperta ma spiegando come al rinnovo non ci fossero le condizioni per continuare.
Sì alle Aquile
E poi è arrivato lo Spezia. “Questa è una squadra ideale per fare un certo lavoro, la società è organizzata e i ragazzi hanno tanta disponibilità. Voglio raggiungere la salvezza e programmare con il club un bel futuro” il suo obiettivo. Spogliatoio compatto, visione chiara e – ovviamente – calore del pubblico: “Sono già successe cose che prima non accadevano. Gol nel finale, reti dei subentrati, rimonte. Ho fatto tanti colloqui individuali per infondere fiducia e autostima“. E su Nzola non ha dubbi: “Fondamentale, ha avuto una crescita esponenziale, merito di chi lo ha allenato prima di me. In un paio di anni andrà a giocare in un top club, qui sa che può anche sbagliare“. Anche per Maldini arrivano parole al miele: “Vede la porta come pochi, ha tecnica, sa giocare con entrambi i piedi e ha grande disponibilità. A volte si assenta un po’, deve essere più determinato” spiega. In attesa di vedere Holm, ai box per infortunio, definito da Semplici un “Lazzari alto 1.90”.
Lotta salvezza
Ad oggi è il Verona il principale competitor per la permanenza in Serie A, ma il tecnico spera di poter coinvolgere altri club: “Vogliamo avvicinarci a chi ci precede, anche se guardo poco agli avversari perché abbiamo la necessità di concentrarci sul nostro percorso e sulla crescita nella mentalità. Ho detto ai ragazzi che li avevo trovati con le briglie tirate e voglio mandarli al galoppo“. Infine, ha ritrovato una Serie A sempre difficile ma migliore rispetto all’ultima esperienza, almeno per quanto riguarda le prime, con la speranza che il nostro campionato diventi più competitivo. E intanto si gode la vittoria sull’Inter.
AMPADU: “SPEZIA UNA CONTINUA EMOZIONE. QUI PER GIOCARE AD ALTO LIVELLO”