In una lunga lettera scritta per Cronache di Spogliatoio, l’attaccante dello Spezia Mbala Nzola si è raccontato ripartendo dall’inizio della sua carriera. Tre stagioni e mezza con le Aquile con tanti alti e qualche basso, soprattutto nella scorsa stagione con Motta in panchina: “La scorsa stagione mi ero arenato. Non vedevo l’ora finisse, dovevo resettare. Ne sentivo il bisogno. Finito il campionato, ho chiamato il mio preparatore atletico e gli ho detto: ‘Vieni in vacanza con me, devi farmi andare a mille il prossimo anno’” spiega. Due allenamenti al giorno, mattina e pomeriggio, ma anche riposo e mare: “Dietro ai miei gol di questa stagione, c’è il cambio di mentalità che ho maturato in quei giorni. Mi alzavo dopo essermi assicurato il giusto riposo, e dopo una corretta colazione andavo in spiaggia. Indossavo il paracadute e correvo controvento, per fare forza. Avevo appena perso un anno. E un calciatore ha gli anni contati” racconta.
Voglia di rivalsa…
Negli ultimi mesi dell’anno scorso i ragionamenti erano stati tanti, ma Nzola sentiva sostanzialmente la voglia di azzerare tutto. Si sentiva bloccato, come se tutto dovesse ripartire da capo. Dalla madre erano arrivate sempre parole di conforto, ma tutto quello non poteva essere giusto: “Gli allenatori e i miei compagni mi ripetevano che sono forte, che vedono negli occhi dei difensori avversari il timore di affrontarmi. Io non me ne sono mai accorto. A Francavilla, aizzavo i difensori provocandoli. Ora sono schivo in campo: resto sul pezzo, non parlo, non mi distraggo. Non ho mai chiesto una maglia e mai la chiederò“.
…Ma anche paura di non farcela
A Francavilla Mbala è stato vicino a mollare: “Mamma mia, avevo fatto una marea di provini. […] ro esausto, il posto giusto per Nzola sembrava non esistere. Da nessuna parte. In Italia o altrove. Dissi: ‘Basta, torno in Francia’. Il mio procuratore mi telefonò: ‘Mbala, fermo. C’è l’ultima occasione. Si chiama Virtus Francavilla, sono riuscito ad avere un provino’. Partimmo in treno: 7 ore di viaggio, infinite. Io ero demotivato, lui mi disse: ‘Questa è la tua prima finale di Champions League’. Ci fermavamo di continuo, in ogni paesino sulla costa. Il tempo non passava mai, le ansie mi salivano a gola. Non per la prestazione che avrei dovuto fare, ma per la sensazione di sconforto che mi tenevo dentro. Sarei tornato in Francia, a fare chissà cosa“. Il resto è storia: il DS Trinchera rimase folgorato e in poche ore arrivò il contratto. Si parla poi del rapporto con Calabro fra Virtus e Carpi. Mesi in cui è maturato, anche con Italiano, con la consapevolezza del suo valore.
La svolta
Infine, eccola la curva giusta: “Esordio stagionale, in Coppa Italia contro il Como. Verso la fine del primo tempo un pallone si impenna, Bourabia di testa lo smista per Gyasi. Sa che ho il difensore addosso, con un colpo di tacco senza guardare manda il pallone sopra le nostre teste. Faccio finta di prendere posizione per controllarlo, ma in realtà è una finta per smarcarmi e correre alle spalle dell’avversario. Tocco sotto, gol. Raddoppio su rigore. Eccomi. Ero tornato. Quando vedo tutto negativo, riesco a spronarmi“. E oggi lo Spezia ringrazia: i suoi record sono sotto gli occhi di tutti, ma prima c’è una salvezza da raggiungere.
Lo Spezia ha fatto tanto per te e tu hai fatto tanto per lo Spezia.
Un rinnovo sarebbe l’ideale per rimanere a lungo o essere venduto per quello che vali ad un top club europeo.