Si è svolto ieri nel Salone d’Onore del CONI il convegno “Il futuro degli stadi in Italia”, cui ha partecipato anche il vice-presidente dello Spezia Andrea Corradino, come scrive Il Secolo XIX. L’obiettivo è stato quello di fare il punto della situazione sull’attualità degli impianti del nostro Paese e capire le esigenze di modernizzazione da attuare, alla presenza del presidente Gravina e del vicepresidente Vicario del CONI Orso.
Vecchi e non di proprietà
Il Corriere Dello Sport ha invece dedicato un focus più incentrato sulla tematica, spiegando come in molti abbiano provato a mettere mano agli stadi per poi scontrarsi con clausole e burocrazia. L’orizzonte temporale è quello dell’Europeo 2032 che vorremmo ospitare, ma non basta. Gli stadi vanno fatti a prescindere è il messaggio passato soprattutto da Abodi. Alcuni impianti hanno avuto un restyling in occasione di Italia ’90, ma sono già passati 33 anni da allora e molti progetti sono malamente naufragati. Quasi tutti non sono di proprietà e sono “anziani”: solo Juventus, Sassuolo, Udinese e Atalanta hanno eretto un impianto proprio, ma l’età media dei nostri impianti è 68 anni, contro i 38 della Germania e i 35 dell’Inghilterra (e l’80% sono di proprietà). Il quadro si evince anche dallo specchietto impostato sul quotidiano.
Il Picco
Fra gli stadi di A non può mancare ovviamente l’Alberto Picco: quello spezzino è fra i più antichi a livello di costruzione (1919), con ultima ristrutturazione datata 1990. Ma sul quotidiano non è presente il progetto attuale, che punta a riqualificare l’intero impianto entro il 2024 e che già in estate procederà sulla tribuna (è arrivato in questi giorni l’ok definitivo). Anche la capienza mostrata non è quella reale: da tempo l’impianto di Viale Fieschi può infatti ospitare ben più dei 10.336 tifosi menzionati, arrivando a circa 11.800 e con l’ampliamento a 12.000 (richiesti dalla Lega) per il termine del prossimo lotto di lavori.
