Il Tirreno oggi in edicola mette a confronto Alvini e Aquilani nella sfida che li vede di fronte al Manuzzi di Cesena. Due allenatori agli antipodi sia come percorso calcistico che come concezione, due che nell’estate appena passata sarebbero pure potuti finire sulle panchine opposte. Domani si sfideranno per la prima volta, in quella che ha tutta l’aria di essere una partita che per entrambi può valere molto.
Filosofie a confronto
Di fronte ci saranno un tecnico arrivato fino alla A dopo una lunghissima gavetta e un grande ex calciatore che ora vuole dimostrare tutto il suo valore anche in panchina. Filosofie di gioco diverse ma che hanno un tratto comune, quello del possesso palla: 57,1% di media per le Aquile come il Catanzaro, 54% per il Pisa, subito dietro. Un dato che non si è tradotto in grandi risultati, visti gli 8 punti dei nerazzurri e i 5 dei bianchi.
Inizio in salita
Forse Aquilani si sarebbe aspettato un impatto meno complicato dopo anni di Primavera, anche se è comunque piaciuto per la sua franchezza nel palesare le mancanze della squadra e vuole dimostrare di saper sopperire con gli insegnamenti dei suoi allenatori, anche perché gli si chiede di rivoluzionare il gioco della squadra. Alvini, invece, è ripartito dalla B e da una piazza bisognosa di rialzarsi dopo la retrocessione: la sua è una carriera da calciatore nei Dilettanti, poi l’inizio in panchina da Signa, quindi il Tuttocuoio e nel giro di 5 anni arriva uno storico ottavo posto in C, poi Pistoiese, Albinoleffe e il ritorno in B della Reggiana, poi i play-off centrati a Perugia. Infine la sfortunata esperienza di Cremona e le 18 partite senza mai una vittoria. Pure lui – si legge – non avrebbe pensato di trovare queste difficoltà allenando una delle possibili favorite. E la sfida al Pisa, finora mai battuto, diventa decisiva per consolidare la sua panchina.