Il portiere dello Spezia Jeroen Zoet, intervistato questa mattina da Il Secolo XIX, ripercorre l’inizio della stagione dello Spezia. L’olandese, vista la defezione dell’ultimo minuto di Dragowski, ha giocato titolare nella delicata partita con il Pisa, portando a casa un intervento decisivo su Torregrossa e la porta inviolata: “Una parata un punto? Allora era meglio che ne facessi tre” ironizza dopo lo 0-0. C’è la soddisfazione per non aver concesso la rete agli avversari, ma allo stesso tempo sarebbe servita un po’ di cattiveria in più in avanti, come già aveva raccontato a fine partita.
Qualità
Zoet ha dalla sua tanta esperienza anche a livello internazionale e nonostante il ruolo di secondo non si nasconde: “Ho fame di giocare come tutti, penso di avere ancora diversi anni di carriera davanti perché fisicamente sto bene e mi alleno forte per farmi trovare pronto. In giro ci sono tanti giovani davvero forti, ma penso che la nostra esperienza nel ruolo sia fondamentale” spiega. Nella sua esperienza (fra le più longeve) allo Spezia ha avuto grandi partner come Provedel e Dragowski, ma non è mai calata la voglia di dire la sua: “È vero, ho giocato poco, ma non resto in rosa solo per fare gli allenamenti. Ho sempre risposto al meglio delle mie possibilità quando sono stato chiamato in causa” dice. E anche lui qualche bel ricordo nel cassetto lo tiene volentieri: la vittoria contro il Torino fondamentale per la salvezza nel primo anno, il rigore parato a Dybala con la Roma, ma anche le prestazioni dell’anno scorso contro Samp, Udinese e Verona quando Dragowski si fece male.
Uomo spogliatoio
Zoet è un veterano anche nello spogliatoio e con Drago ha un rapporto speciale: “Sia con lui che con Zovko è ottimo, ma anche con i giovani della Primavera Plaia e Mascardi. Siamo un gruppo affiatato con i preparatori Lorieri e Battara“. Dopo la retrocessione, il campionato è cominciato male: “L’obiettivo è quello di tornare subito in A e dopo questo brutto inizio guardiamo di partita in partita, punto dopo punto. A Spezia sto bene, vivo con la mia famiglia e qui è nata mia figlia piccola, se non fossi contento non sarei qui per la mia quarta stagione“. E da giocatore che ne ha viste tante è ovviamente un faro anche per i più giovani: “Mi viene spontaneo dare il mio contributo per migliorare il clima in squadra” racconta.
Qualità
Infine, un riferimento alle sue abilità. Il portiere racconta di come sin da piccolo osservasse vari “colleghi” per rubarne qualche segreto, ma allo stesso tempo lavora per migliorare: “Conosco le mie caratteristiche, rispetto al gioco di piede in ripartenza dipende dalla strategia dell’allenatore. Alvini ne cambia una in ogni partita, non vuole mai che si perda palla: se c’è qualcuno libero si parte dal basso, altrimenti meglio non rischiare” conclude.