Lo Spezia pareggia a Lecco, ma è crisi nera. Il VAR salva le Aquile, poi ci pensa il clamoroso errore di Novakovich a consegnare uno scialbo pareggio al Rigamonti-Ceppi. Come scrive Il Secolo XIX, dunque, l’attaccante del Lecco e le parate di Dragowski salvano lo Spezia che, al di là di qualche sprazzo, non c’è. Gli aquilotti hanno ancora addosso la sconfitta dello Zini, non sembrano avere anima e spesso si perdono. Questo è il punto più basso della società bianca, almeno dai tempi della retrocessione del 2007-08, a cui seguì il fallimento.
È crisi aquilotta
Terzultimo posto a novembre, una situazione complicata. Con il pareggino di ieri, lo Spezia incappa nel famigerato record degli anni ’30, con anche una seria involuzione dei giocatori che dovevano essere top per la categoria. Quella di Alvini, si legge, è una squadra che non gioca con la testa libera, pare condizionata e a parte Kouda e Candelari sembra essersi smarrita del tutto. E il futuro non sembra dare garanzie migliori. Anche quello di Alvini.
E in panchina?
Già, Alvini. Allenatore coraggioso, che da solo sta cercando di porre rimedio alla situazione, pur in maniera complicatissima. Ad ora resta in panchina, si gioca fra quattro giorni, ma con la pausa le riflessioni possono diventare piani. Il tecnico dopo Cremona ha cercato di guardare avanti, ma la gara con la Ternana sarà decisiva in tutti i sensi, anche per lui. E nel frattempo, si legge ancora, quel D’Angelo che stuzzica la fantasia dei dirigenti bianchi potrebbe finire al Brescia in caso di addio di Gastaldello.
ALVINI:”PUNTO DA NON SCARTARE, NON SIAMO MAI USCITI DALLA GARA”
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Non si può parlare di squadra involuta e scarica perché qui non c’è mai stata una squadra, solo un agglomerato ( per non dire di peggio) di giocatori meno che mediocri che non hanno la forza o la voglia di battersi.