“Spezia è rimasta nel mio cuore, seguo sempre con affetto la squadra dalle bianche casacche, perché rappresenta una parte importante della mia carriera in panchina“. Domenico ‘Mimmo’ Di Carlo, ex allenatore delle Aquile nel biennio 2015-’17 ma anche del Parma, accetta volentieri di condividere il suo pensiero quando si tratta di parlare degli aquilotti, alle prese con un momento decisamente difficile in campionato. La nostra redazione lo ha intervistato in esclusiva in vista della partita di sabato per un parere a tuttotondo sulla squadra di D’Angelo.
Come si spiega il terzultimo posto in classifica di una squadra come lo Spezia dopo 14 gare? Le altre retrocesse si sono rialzate…
Di solito dopo una discesa di categoria serve rimettere a posto le cose e adeguare la mentalità alla Serie B. Ogni partita è una battaglia e serve un elevato spirito di squadra, che tanti giocatori che retrocedono devono ritrovare. Alla prima difficoltà riaffiora subito la delusione del precedente fallimento: serve quindi trovare la forza di riscattarsi per se stessi e per la squadra. Trovare questa alchimia fra squadra, società e tifosi richiede tempo e un’identità di gioco forte. Trovare l’equilibrio è fondamentale, anche se sono i risultati poi a parlare. Guardate il Parma: da due anni ha squadre importanti ma ancora non è riuscito ad andare in Serie A.
Lo Spezia è terzultimo in classifica. Ci sono ancora tutte le possibilità per risalire la china?
È cambiato l’allenatore, D’Angelo a Pisa ha fatto qualcosa di eccezionale. Bisogna ripartire dalle basi e dalle certezze e soprattutto dare disponibilità, ora non si guarda più indietro. Con Alvini lo Spezia ha giocato anche alcune buone partite, ma per vincere è mancato qualcosa in più. Ora c’è un tecnico che ha fame, che ha voglia di riscattarsi anche al cospetto di una tifoseria straordinaria e di una società che in questi anni ha fatto la Serie A. C’è ancora il margine per rimettersi in carreggiata, la B lo consente, ora deve essere bravo D’Angelo insieme alla squadra e ai tifosi ad andare a trovare i risultati che possono ribaltare la classifica. Bisogna prendere la giusta fiducia.
La tifoseria è sul piede di guerra contro la dirigenza.
La piazza è esigente, ma educata. Ha bisogno di vedere una squadra che va in battaglia, che sudi la maglia: penso che D’Angelo lo abbia già capito venendo da una squadra come Pisa. Io penso che basti la vittoria: quando i tifosi vincono cominciano a pensare in maniera diversa. Ora conta ricercare i tre punti per ritrovare quell’entusiasmo e quel carattere mancati finora.
Lo Spezia ha una proprietà americana, che per la sua lontananza spesso viene identificata come distaccata (anche rispetto all’era Volpi in cui allenava lei).
È difficile fare valutazioni in questo senso. I Platek non fanno mancare niente, ma in Italia siamo abituati ad avere sempre il Presidente presente e lavoriamo in un altro modo. Ma secondo me la società ha fatto bene in questi anni prima di incappare nella retrocessione, non per questo bisogna buttare via quanto fatto di buono. Oggi se è stato cambiato l’allenatore si ritiene che D’Angelo possa riportare i risultati che lo Spezia merita. Consentitemi, voglio lanciare un messaggio a tutti gli amici spezzini.
Prego.
Che stiano vicini alla squadra, che la sostengano senza mostrare negatività. I tifosi hanno sempre dato una grossa mano alla squadra, li invito a ripartire insieme alla squadra e a D’Angelo. Sono convinto che con lui possa arrivare alla svolta.
Sabato al Picco arriva il Parma, che lei ha allenato. Giocare contro la capolista può dare uno stimolo in più?
Con la Sampdoria lo Spezia tutto sommato ha giocato una buona gara. L’atteggiamento è stato giusto, poi un episodio l’ha decisa: bisogna essere più bravi a cercare di portare dalla propria parte le occasioni. Il Parma è un avversario veramente forte, lo era già negli anni scorsi ed è partito bene con Pecchia che ha trovato l’equilibrio giusto. In casa lo Spezia deve far valere oltre alla tecnica anche quel pizzico di furore agonistico in più che serve contro squadre così. Penso che le Aquile abbiano la personalità e la forza per portare a casa punti, ma deve giocare una partita di grande spessore con un po’ più di concretezza.
Al Picco tornerà Chichizola da avversario, che lei conosce molto bene. Secondo lei merita quella Serie A che gli è sempre sfuggita?
Secondo me prima sì, adesso è nel campionato giusto per lui. Fra Perugia e poi Parma ha trovato due squadre ambiziose e penso che quest’anno ci siano tutte le caratteristiche per giocarsi la promozione. È un portiere di spessore e personalità: per vincere i campionati servono un ottimo estremo difensore e un attaccante che segni tanto oltre a un gran gioco di squadra. Si sta meritando il suo momento e spero che possa continuare fino alla fine così. Da anni meritava una chance in A, ma non ci è mai riuscito.
A proposito di attacco: lo Spezia ha puntato su tanti giovani in avanti oltre a Verde. Secondo lei manca un vero bomber di categoria? Come si incide su un attacco che non segna?
Faccio una battuta (ride n.d.r.): D’Angelo è arrivato per questo no? Quando si cambia allenatore è perché si pensa anche di avere un attacco di categoria. L’anno scorso il Frosinone con un attacco giovane ha vinto il campionato: Moro ha già esperienza, Antonucci pure, Esposito è giovane, ma non è un problema di bomber. I gol arriveranno, sicuramente, ma è sempre una questione di squadra. È sempre quello che fa la differenza: se la fiducia cresce ci sono più gol da fare e meno gol che si prendono.
Allo Spezia è arrivato il nuovo AD Gazzoli che lei ha conosciuto a Vicenza e Ferrara. Ci racconta che dirigente è?
Un ottimo dirigente, a Ferrara ha fatto un gran lavoro. Spero che a Spezia possa rifare altrettanto, è un gran professionista.
La Serie B è sempre imprevedibile, ma Parma e Venezia sono le accreditate per la promozione in A?
Il Venezia sta facendo benissimo con Vanoli, in continuità con la gran risalita operata l’anno scorso. Se ci pensiamo, i lagunari erano in una situazione simile rispetto allo Spezia e con il cambio di allenatore sono arrivati a giocarsi i play-off con una squadra forte. La retrocessione lascia delle scorie e diminuisce l’entusiasmo, con il rischio di insabbiamento. L’esempio del Venezia è eloquente: Vanoli ha lavorato sulla mentalità battagliera e ha impostato un percorso importante. Ora raccolgono i frutti di una continuità che noi allenatori chiediamo ma che qualche volta non ci viene concessa.