Serie B all’attacco. L’assemblea dei club, riunita ieri a Roma, ha preso di petto una lunga lista di argomenti provando a spingere sul gas di alcune rivendicazioni. Come scrive La Gazzetta dello Sport, Mauro Balata, presidente della Lega B, ha insistito sulla necessità inderogabile della riforma dei campionati chiedendo «con forza che venga finalmente portato a compimento il progetto presentato dal presidente Gravina ormai due anni fa e che la B ha condiviso e fatto proprio». Citando la formula «20 più 20 più 20» dei tre campionati professionistici per ridurre il numero di squadre in C. Sull’argomento c’è stata la replica di Gravina: «Ho presentato diversi progetti ma alla disponibilità a parole ancora non sono seguiti i fatti. O si superano i veti dettati dagli interessi di parte oppure chiederò ai delegati dell’assemblea dell’11 marzo di eliminare il cosiddetto diritto d’intesa che impedisce di fare passi concreti verso una generale riforma». Quel «diritto d’intesa» che per i club di B è però sacrosanto. Balata – affiancato nella conferenza stampa da alcuni dirigenti di club: Francesco Dini e Paolo Armenia, presidente e dg della Cremonese; Federico Merola, vicepresidente del Südtirol; Mauro Michelini, ad del Cittadella – immagina un percorso diverso: un confronto fra le leghe che possa evitare la modifica dello statuto.
I punti chiave
Per la Serie B i punti chiave sono la limitazione del turnover in entrata e uscita e la riduzione dei club professionistici, cioè della Serie C. Che con il presidente della Lega Pro, Matteo Marani, dice «non siamo noi a stare peggio: su 1,3 miliardi di indebitamento del calcio italiano contribuiamo solo per il 6 per cento». Balata, che a margine dell’assemblea ha citato la confortante ascesa degli ascolti televisivi, lancia anche l’offensiva contro la riforma del lavoro sportivo. Il tema è quello dell’abolizione del vincolo salutata positivamente dall’Assocalciatori come la fine di un’anacronistica eccezione soltanto italiana, e considerata invece dai club di B come «devastante», parole di Balata, con «società che hanno sospeso gli investimenti con il rischio di azzerare il settore giovanile italiano». Da qui la richiesta dell’apertura di un tavolo alla Federcalcio e al Governo.