In una lunga intervista concessa a Sportitalia, Vincenzo Italiano ha ripercorso varie tappe della sua carriera da allenatore, ripartendo dalle esperienze precedenti fra Arzignano, Trapani e ovviamente Spezia, prima di approdare alla Fiorentina. Fra i temi trattati anche quello del burrascoso addio alle Aquile, mai digerito (tuttora) dalla piazza e per il quale già in precedenza lo stesso allenatore aveva fatto mea culpa. Vi proponiamo alcuni estratti delle sue parole.
Le parole di Italiano
Sulla carriera: “Mi viene da ricordare tutto il percorso. Ho conosciuto tanta gente. Sono riuscito ad avere grandissimi rapporti con tutti. Sono tutti anni da ricordare, dove abbiamo ottenuto risultati importanti, alcuni storici, come la prima promozione con lo Spezia, la prima salvezza in Serie A dello Spezia, ma anche la promozione a Trapani, dove un gruppo straordinario e coeso, fatto di grandi uomini è riuscito a portare il Trapani in Serie B. E poi l’approdo a Firenze dove, in questi due anni e mezzo, abbiamo ottenuto grandissimi risultati. Poi chiaramente mi vengono in mente quelle due finali, dove per poco non siamo riusciti ad alzare un trofeo, però è un percorso troppo bello da ricordare”.
Sul progetto: “A Trapani potevo anche rimanere, ma quando ci fu la promozione c’è stato un cambio di proprietà e le strade si sono divise. Invece, a Spezia, abbiamo continuato un progetto nato in Serie B, ed in Serie A abbiamo fatto un’impresa incredibile: tutti erano al primo anno in A, in un campionato difficile ed abbiamo ottenuto una salvezza insperata. Nessuno dava quello Spezia salvo. In B l’obiettivo era migliorare il play-off dell’anno prima. Il direttore Angelozzi chiese questo a me ed ai ragazzi, ma poi esplode qualcosa di inaspettato strada facendo, che ti fa sperare di ottenere qualcosa di diverso ed è nato tutto così”.
Su cosa farebbe di diverso: “Ci penso spesso: non avere comunicato in maniera corretta il mio addio allo Spezia. Sono stati due anni fantastici ed avevo instaurato un buon rapporto con tutti. Quello è un errore che ancora adesso non mi perdono”.