Quella che sta per cominciare si presenta come una delle settimane più importanti degli ultimi mesi dello Spezia. Alla ripresa del campionato al Picco arriverà l’Ascoli, appaiato in classifica alla squadra di D’Angelo in un vero e proprio spareggio salvezza. In avvicinamento alla sfida abbiamo intervistato un doppio ex delle due formazioni come Massimo Barbuti, che nella sua lunga carriera ha vestito entrambe le maglie. L’ex attaccante ha militato in Liguria per due stagioni dal 1979 al 1981, riuscendo a segnare ben quaranta gol di fatto sbocciando nella sua carriera. In seguito, si è poi spostato nel club marchigiano, dal 1985 al 1987, togliendosi la soddisfazione di portare la società in A. La redazione di Spezia1906.com lo ha intervistato in esclusiva per avere una sua opinione su questa sfida, cruciale in chiave salvezza.
Per lei che significato avrà la prossima sfida tra Spezia e Ascoli, conoscendo bene entrambe?
Sia Ascoli che Spezia non stanno facendo un gran campionato. Avendo giocato in entrambe le squadre per me è una sfida particolare. A Spezia ho giocato quando avevo 19 anni, mentre ad Ascoli quando ne avevo 28, quindi sono due esperienze molto diverse. Sia Spezia che Ascoli conservano un posto speciale nel mio cuore. Spero che indipendentemente dal risultato della singola gara alla fine si salvino entrambe.
Come vede il match in chiave salvezza tra Ascoli e Spezia? Chi tiferà?
Sarà una partita ostica, anche perché lo Spezia in casa è sempre stato un osso duro. Si tratta di due piazze esigenti che spingono molto le loro squadre a dare il meglio. Tiferò per entrambe: per me è difficile scegliere una delle due visto che amo tutte e due le società.
Cosa le ha lasciato l’esperienza di Ascoli?
Ad Ascoli ho vinto un campionato di Serie B ho messo a segno sedici gol, l’anno successivo siamo riusciti a salvarci. Ho fatto gol nell’ultima giornata di campionato contro il Napoli (1-1) al Maradona. Noi ci siamo salvati e loro hanno vinto lo scudetto. Lì ho conosciuto persone straordinarie, ho avuto ottimi compagni di squadra e un allenatore incredibile come Boskov, anche se ci ho litigato qualche volta.
Che ricordo ha dello Spezia? Di sicuro i gol non sono mancati…
Quando sono arrivato a Spezia avevo diciannove anni ed è stata un’esperienza bellissima. Sono stati due anni straordinari, ero nel pieno della mia carriera e infatti ho realizzato quaranta gol in due anni. A Spezia mi ricordo benissimo ciò che ho fatto e credo se lo ricordino bene anche i tifosi. Ho vinto la classifica cannonieri per tre anni di fila: Spezia è una bella piazza, sono stato molto felice lì.
Sta seguendo lo Spezia? Secondo lei riuscirà a raggiungere la salvezza diretta?
Io non seguo più il calcio. Però so che lo Spezia quest’anno sta faticando e si trova nella zona rossa della classifica. Diciamo che è una situazione difficile, ma l’importante è salvarsi anche eventualmente giocandosela ai play-out. Lo Spezia dovrà puntare a vincere nella prossima gara per cercare di raggiungere l’obiettivo, anche perché è uno scontro fondamentale in chiave salvezza. Però il calcio è strano: scendi in campo per vincere e magari poi rischi di perdere se ti scopri troppo. Io penso che un eventuale salvezza dipenda anche dagli obiettivi che una società si pone. Io credo che in Serie B puntare sui giovani sia fondamentale e per questo bisognerebbe dare importanza al settore giovanile. Ma questo è un discorso molto più ampio…
Lo Spezia fatica a segnare. Da ex attaccante, secondo lei come si può limitare il problema del gol?
È qualcosa di simile a quanto si prendono tanti gol. Deve essere la squadra a supportare gli attaccanti, perché se davanti non crei situazioni in cui si possano realizzare dei gol, diventa difficile per chi sta lassù segnare. Innanzitutto, dipende dalle caratteristiche dei giocatori in rosa e sta all’allenatore capire che tipologia di profilo abbia in squadra. Ad esempio, se io non avessi avuto buone ali che mi supportavano non avrei segnato tutti quei gol. Il calcio è un gioco corale.