Per Francesco Acerbi dell’Inter sono stati dieci giorni enormemente pesanti, scaturiti dalle possibili accuse razziste al collega napoletano Juan Jesus e culminati con la piena assoluzione da parte del Giudice Sportivo. Oggi, al Corriere della Sera, il difensore ha spiegato le sue verità: “Sono triste e dispiaciuto, da questa vicenda abbiamo perso tutti. Alla sentenza ho visto persone gioire come s uscissi dal carcere, sono state giornate pesanti. Avevo fiducia nella giustizia e ora che c’è una sentenza dico la mia: non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa nella concitazione del gioco. E non si può continuare a farlo adesso che sono assolto” spiega.
Accanimento
Il centrale della Nazionale, nel sottolineare la liberazione della sentenza, spiega come sia comunque triste per tutta la situazione e per aver notato un grande accanimento anche dopo l’assoluzione, “come se avessi ammazzato qualcuno“. E poi rincara: “Non c’è stato nessun razzismo in campo e io non lo sono. Il mio idolo era Weah e quando mi fu trovato il tumore ricevetti una telefonata a sorpresa da lui che ancora oggi mi emoziona. Qui si umilia una persona minacciando la famiglia, per una cosa in cui il razzismo non c’entra” conclude.