“Da una salvezza all’ultima giornata bisogna prendere il buono e andare in continuità“. È un pensiero chiaro quello dell’ex DS dello Spezia Rocco Russo, che da uomo di campo spiega in esclusiva ai nostri microfoni quali siano i capisaldi da cui ripartire per le Aquile dopo un’annata tribolata. D’Angelo in panchina, una buona ossatura dei giocatori già presenti e i giusti innesti, per una squadra che nel girone di ritorno avrebbe con merito giocato i play-off. E con l’aiuto del Picco è tutto più facile.
Direttore, la stagione è finita. La promozione del Venezia è il giusto epilogo?
Il Venezia forse non ha sempre giocato il calcio migliore, ma non ha sbagliato le partite importanti. Si è vista la mano dell’allenatore e ha fatto un gran campionato. Credo sia meritata.
Se pensiamo che l’ultima squadra a batterla è stata lo Spezia la salvezza è ancora più preziosa…
Sicuramente era la partita più difficile, ma la squadra veniva da una serie di prestazioni positive sia sotto l’aspetto psicologico che del gioco. Dopo il cambio in panchina abbiamo visto uno spirito diverso e nell’ultima gara, anche grazie ai tifosi del Picco, è andata bene. Ma già nelle prestazioni precedenti qualcosa era mancato in termini di punti, che sarebbero stati meritati. E il gol di Pio Esposito sa di riscatto ancora di più.
La conferma di D’Angelo è il primo tassello obbligatorio.
L’allenatore c’è, l’importante è ripartire con le idee chiare: è quello che forse è mancato l’anno scorso. Una squadra retrocessa non è per forza più forte delle altre, spero che la società abbia imparato la lezione e fatto tesoro dell’anno appena passato. Non è possibile pensare che una piazza come Spezia faccia campionati come quest’anno. D’Angelo ha fatto bene e si è meritato la riconferma, ma io sono sempre per programmare imparando gli errori fatti e cercando quantomeno di agganciare i play-off. La B è la categoria minima per una piazza come Spezia, ma sognare non costa nulla. Però ci vuole chiarezza, ma penso che la società si sia confrontata e nel frattempo ha fatto investimenti importanti sullo stadio, dimostrando presenza. Sono certo che ha imparato da ciò che non è andato quest’anno, ma ci vuole continuità: questa c’è solo se si trova equilibrio. I bravi dirigenti sono quelli che non si esaltano se le cose vanno bene e gestiscono bene il momento meno buono. Sono convinto che lo scorso anno sia stato solo un incidente di percorso.
Giusto anche dare continuità all’area tecnica, spesso contestata?
Quando le cose non vanno bene il dito va puntato contro qualcuno, ci sta. Mi pare che a gennaio Macia e Melissano abbiano fatto un ottimo lavoro e dobbiamo anche tenere conto che hanno avuto una prima parte complicata a Cesena, i lavori alla tribuna in ritardo. Cose non da poco. I dirigenti non si devono mai sentire appagati o sicuri del posto, perché i risultati pesano: Spezia è una piazza esigente ed è una piazza importante per la storia e per quello che rappresenta oggi. Se la società ritiene di scegliere in questa direzione ben venga la continuità.
Da uomo mercato quanti innesti servono allo Spezia per essere competitivo?
Il confronto con l’allenatore dirà molto. Sicuramente in attacco qualcosa servirà, le difficoltà sono state evidenti e i numeri parlano chiaro. Un bel mix fra giovani ed esperti è sempre la scelta giusta, Kouda è stato una piacevole sorpresa, ma bisognerà intanto vedere quale sarà il budget a disposizione. Per un progetto importante ci vuole un giusto assortimento partendo comunque da una buona base che oggi c’è, trovando le occasioni migliori sul mercato. Spesso, poi, ci sono giocatori che vengono da un’annata difficile ma che possono diventare risorse in un determinato contesto. La B è un campionato lungo e con campi tosti, bisognerà cambiare qualcosa per arrivare agli obiettivi.
Ha avuto modo di vedere il nuovo Picco e come sarà la Curva Ferrovia coperta? Che gliene pare?
Ho apprezzato solo foto e video, non ancora dal vivo, ma ci verrò presto con mio figlio. Sono soprattutto incuriosito dalla nuova tribuna, oltre al fatto che torno sempre volentieri in quello stadio: una parte di storia l’abbiamo scritta anche noi in quei primi anni Duemila. Sono sempre in contatto con tanti amici, tifosi, seguo sempre tutte le partite. Spezia è una piazza che dà tanto e pretende tanto: se ci si entra non se ne esce mai più. Abbiamo fatto qualcosa di straordinario, la frase di Paolino Ponzo che io ho avuto da calciatore parla chiaro: il tifoso spezzino chiede la maglia sudata e l’onore nell’indossarla.
Manca ancora un posto per la prossima Serie B: Vicenza o Carrarese?
Io sono originario di Ariano Irpino, in provincia di Avellino: la sconfitta dei Lupi mi tocca da vicino (ride n.d.r.). Penso che fosse la squadra sulla carta superiore, ma il calcio è così. Il Vicenza è costruito per traguardi importanti, ha speso molto e non perde da tanto, mentre la Carrarese è imprevedibile e non ha nulla da perdere, perché se dovessero vincere i veneti i pronostici sarebbero rispettati. Ma tutto è sempre ribaltabile, si veda il Lecco l’anno scorso. Sarà gara aperta, io dico 60-40 per il Vicenza, perché è andata e ritorno. Parlerà il campo.