Carattere forte, empatia con il gruppo, esigente ma anche capace di motivare i calciatori. Il 53enne pescarese Luca D’Angelo è subentrato il 15 novembre scorso a Massimiliano Alvini, raccogliendo un’eredità pesante, con le Aquile terzultime a 10 punti. Il Secolo XIX ripercorre un suo identikit nel percorso fatto in panchina: D’Angelo ha iniziato ad allenare nel Rimini, dove da capitano aveva conquistato la B e la Supercoppa di categoria. Da allenatore condusse i romagnoli dalla D alla C nel 2011. Dopo le esperienze con Alessandria, Andria, Bassano e Casertana, il primo esonero arriva dal Bassano dopo tre ko di fila. A Pisa arriva a giugno 2018 e raggiunge la doppia finale dei play-off di C nel giugno 2019 imponendosi sulla Triestina e ottenendo così la promozione in B. L’anno dopo arriva nono, sfiorando i play-off. La terza stagione malino, pur riuscendo a salvare la squadra. Nel 2021-2022 porta il Pisa al terzo posto: nei play off elimina il Benevento, ma soccombe contro il Monza. Nel 2023 il Pisa lo esonera e lo richiama e lui lo salva, sfiorando i play off. Poi lo Spezia.
Il futuro dello Spezia
Un omone dai modi gentili, che solo ogni tanto sbotta. Luca D’Angelo non è solo un gigante buono, innanzitutto è un tecnico coraggioso che ama le sfide. Pochi allenatori avrebbero rinunciato ad un anno pagato dal Pisa per non far nulla, accettando una sfida assai complicata: quando arrivò a novembre lo spogliatoio delle Aquile era sfasciato, tra giocatori depressi per la retrocessione della squadra e un pubblico a dir poco incarognito per le parole al vento della dirigenza. Così, è arrivata la firma fino a giugno, puntando l’intera posta sulla salvezza, che a metà novembre, quando arrivò, pareva ardua con lo Spezia terzultimo a 10 punti. Merito suo aver convinto Macia e Melissano ad azzerare o quasi la rosa a gennaio, indicando alcuni calciatori poi rivelatisi fondamentali. Ancora merito suo aver ricucito un vestito di fiducia sui giocatori rimasti e su quelli arrivati nel mercato di riparazione. D’Angelo parla poco, ma sa toccare le corde giuste nello spogliatoio. In partita non si agita quasi mai, con le manone incrociate dietro la schiena. In stagione un solo rosso, prima di Natale a Cittadella. Polemiche quasi zero, forse l’unica degna di nota contro le esternazioni in finale di stagione del presidente della Feralpi. Toni bassi anche in conferenza stampa, prima e dopo le partite. Superstizioso il giusto: qualcuno avrà notato il caldo che ha sofferto dentro il piumino nero d’ordinanza, tenuto addosso fino ai primi di maggio nel pareggio di Cosenza con temperature record. Tocca a lui ripartire, il secondo anno alla guida delle Aquile, insieme al suo staff come lui confermato e prolungato: Taddei, Leonetti, Cappelli e Greco.