Lo scudo contro il pezzotto, attivo dal primo febbraio 2024, a fine anno andrà in pensione anticipata. Al suo posto entrerà in scena uno scudo rinnovato, rafforzato. A governarlo sarà sempre l’arbitro delle questioni tv (l’AgCom). E l’obiettivo sarà identico. Entro 30 minuti dall’inizio della partita, affonderà i siti pirata che trasmettono il calcio o il basket illegalmente. La novità è nel finanziatore, che sarà lo Stato. Più potente e attrezzato, lo scudo costerà circa 2 milioni di euro l’anno. Come scrive La Repubblica, questi soldi serviranno a potenziare e a curare lo scudo stesso e poi a sottoscrivere accordi con i giganti del cloud (Amazon, Microsoft), necessari perché lo scudo funzioni al massimo dei giri. I soldi serviranno infine a pagare i dipendenti delle società di Internet mobilitati nelle giornate di Campionato e Coppe. Lo scudo prevede che questi dipendenti ricevano le segnalazioni sui siti pirata da Dazn, da Sky, dalla Lega Calcio e che li disattivino.
La battaglia di Dazn
In queste ore, la maggioranza cerca il “veicolo” parlamentare, cioè il provvedimento utile a ospitare un emendamento sul pezzotto. Probabilmente l’emendamento sarà presentato al disegno di legge Butti sull’intelligenza artificiale e stabilirà, appunto, questo: a pagare per il nuovo scudo anti-pirateria – più performante – sarà lo Stato. Un pagamento totale o limitato ai due terzi della spesa (il resto rimarrebbe in capo alle società di Internet). La maggioranza rafforzerà lo scudo anti-pezzotto anche per garantire stabilità al sistema calcio. Fonti governative riferiscono che Dazn non è lontana dal pareggio di bilancio. Per centrarlo le mancano 150 mila abbonati. Clienti che possono arrivare se davvero la pirateria sarà arginata. Quando Dazn raggiungerà il pareggio, toccate certe soglie di fatturato, i suoi utili aggiuntivi saranno condivisi con la Lega Calcio, dunque con i club. Così stabiliscono i contratti. Ecco perché quella contro il pezzotto è una battaglia comune alla pay-tv e alle squadre.