In vista della gara contro la Reggiana il portiere Stefano Gori suona la carica. L’estremo difensore, promosso titolare dopo l’infortunio di Sarr, è reduce dall’ottimo clean sheet contro il Sassuolo e nonostante le oltre 100 presenze in serie cadetta non si sente arrivato: “Voglio rimanere allo Spezia e diventare un top, l’ho solo sfiorato al Monza. Senza un obiettivo così avrei smesso di giocare. Respirare aria di massima categoria mi ha fatto crescere mentalmente e tecnicamente” spiega a Il Secolo XIX.
Conferma
L’inizio al Milan Primavera, poi la B con il pedigree di uno fra i migliori portieri emergenti. Da lì tanti alti e qualche basso, come l’errore col Perugia e la sostituzione. Acqua passata, perché oggi Gori ritrova un mentore come D’Angelo: “Siamo uomini di campo e non parliamo tanto – spiega – e mi sono messo subito a disposizione molto carico. Arrivare allo Spezia e giocare dopo un anno dà i brividi, il calore della sfida e dello stadio mancavano non giocando“. Quindi, sui punti forti e deboli, l’estremo difensore parla anche della sua abilità a parare i rigori, ritenendosi giocatore esplosivo, completo e abile anche con i piedi.
Che gruppo
Ottime anche le sensazioni sulla squadra, scoperta da già formata: “Ho avvertito le stesse vibrazioni di Pisa, di un gruppo unito e formato, aperto ai nuovi e affiatato. E anche con i compagni di reparto ci confrontiamo spesso. Usciamo anche a cena insieme” dice. E poi c’è il Picco, cornice bellissima: “Una grandissima emozione giocarci e vincerci, a partire dal gol di Bertola con il Cesena. Ero appena arrivato e sedevo in panchina con Mascardi: per ora è il ricordo più bello“.