«Cellino? Dico che sono grato al Brescia. Solo questo». Così disse Mateju, ai saluti. Arrivò lì dal niente, e fu una scommessa quasi riuscita. ICome scrive Il Secolo XIX, il ragazzo di Pribram fatto uomo, con qualche sassolino nelle scarpe, si ripresenta stasera al Rigamonti da avversario, e pur a distanza di anni, non ha digerito pare, quel contratto non rinnovato, una separazione di quasi comune accordo che lo lasciò per un po’ per strada. Con Corini, l’anno della promozione, giocava sempre. Lo stesso mister se lo portò anche a Palermo (pescandolo dal Venezia che lo aveva acquistato da svincolato quindi proprio dall’addio a Brescia). Palermo, da dove poi è approdato allo Spezia a gennaio scorso. Quando Mateju entrerà stasera in campo, non potrà non guardarsi indietro, ciò che è stato, a quelle cento partite tonde giocate con la maglia delle Rondinelle e quell’unico gol, 5 aprile 2021, alla Reggiana.
Inizio difficile a Brescia
Non è che per altro al Brescia fosse iniziata benissimo, anzi fu subito polemica. Neanche il tempo di ambientarsi e fece un brutto incidente, che lui chiamò “cavolata”: si schiantò in auto in pieno centro, a tutta velocità, dopo una serata trascorsa in discoteca insieme al compagno Nikolas Spalek. A metterli in crisi ed a distruggere la macchina ci aveva pensato un muretto in via Orzinuovi. Multe salate (anche dalla società) e subito tutto in salita. Da allora calcio e silenzio, una sola conferenza stampa in quattro stagioni, impegno massimo, per uno che in fondo veniva dal Brighton e dal Pilzen, e che stava dimostrando che Cellino, sì quello da non ringraziare, non è che poi ci avesse visto male. Plasmato da Pippo Inzaghi, capace di conquistare la maglia della sua nazionale proprio nel periodo bresciano, Dionisi nel suo periodo in Lombardia ne aumenta la versatilità e lo sposta centrale. Ammetterà proprio in questi giorni che il ruolo, che D’Angelo rispolvera, gli piace parecchio. Ha giocato con Tonali e Balotelli, ha fatto su è giù col Brescia, ma è chiaro che quella maglia non sia un nulla per lui.
Ruolo a sorpresa
Fino al match contro il Bari, aveva fatto nove su nove, novanta su novanta, ma che il tecnico abruzzese ha risparmiato contro i pugliesi, proprio per avere più carte da giocarsi a Brescia. E proprio nella filosofia della pretattica dell’allenatore, la sua posizione in campo resterà un’incognita oggi fino all’ufficialità delle formazioni. Un jolly sul quale D’Angelo mostra di contare molto e che sta dimostrando di essere stata un’ottima intuizione (di Melissano) di mercato a gennaio scorso, risultando decisivo per la salvezza e altrettanto importante per questo sorprendente avvio di stagione. Mai rinnegata la scelta dello Spezia, anzi: «Sono arrivato alla Spezia in un momento molto particolare – aveva raccontato solo qualche settimana fa- alla fine per noi salvarci è stato come vincere la serie B. Era un momento difficile, era importante vincere subito a Pisa all’Arena, alla mia partita d’esordio, perché ero arrivato da solo una settimana. Se vinci un derby così, ti fai coraggio; col Catanzaro, infatti, avevamo le gambe libere e più entusiasmo. Secondo me è partito tutto di lì, dal derby, anche se negli ultimi 5 mesi è stata veramente dura, e alla fine è stato come aver vinto un campionato al termine della sfida contro il Venezia, in ballo per salire direttamente in A. Grande esperienza, e sono molto felice di essere rimasto qui». Non pensa ancora al ritorno in Patria, sembra pensare di più di stare qui a lungo.