Il punto d’orizzonte fermo resta lui, l’omone, D’Angelo. Tutto il resto, allo Spezia, è in movimento. Un amministratore delegato come Andrea Gazzoli, tra i migliori in Italia, con il contratto a scadenza, che riammoderna lo stadio Picco e che da ieri ha già una copertura per la storica Curva Ferrovia (inaugurazione il 26 dicembre prossimo contro il Mantova). Un direttore sportivo come Stefano Melissano che ha ricostruito lo Spezia pezzo per pezzo, anche lui con contratto che termina al 30 giugno 2025. Una squadra che sembra un orologio con lancette che girano veloci, descritta alla perfezione da Pagliuca, mister Juve Stabia nell’ultima. Uno stadio che ristrutturato sembra già da massima serie. Una proprietà che cerca di vendere gradualmente quote, ma che proprio ieri ha chiuso la porta a Brera Holdings. Come scrive Tuttosport, la trattativa è saltata nella notte americana, con il fondo Capstone che non ha partecipato all’operazione mentre Brera è uscita alla prima deadline posta dai Platek, il 13 novembre. Il punto d’orizzonte, dicevamo, però è Luca D’Angelo, contratto triennale con opzione sul quarto se va in A, capace di rimetter a posto da solo, con la classifica, una squadra che al 57’ dell’ultima giornata del 10 maggio scorso era con un piede nel pericoloso Play out.
I dati
D’Angelo che ha riscritto la storia del club, in alcuni dettagli: diciotto risultati utili consecutivi in B a cavallo delle due stagioni, tredici partite utili consecutive iniziali su quella panchina come Sonetti nel 1977-78 ma in C e Mandorlini nel 1999-2000 in C2. Rincorre ora il Perugia, che ne perse una sola nel 1984-85 in B e la Juventus ingiocabile di Deschamps, che si trovò in B nel 2007-08 e che perse la prima alla diciannovesima giornata. Il tecnico è tornato in questi giorni nella sua Pescara e questa mattina risalirà in Liguria per guidare la ripresa. Non si scompone mai, mani dietro la schiena, maglietta a maniche corte in panchina, sempre in piedi. Ha avuto il pregio della semplicità cambiando l’ordine dei fattori e formando con Gazzoli e Melissano una triade di gente pensante, oscurata fino a qualche mese fa dal personalismo di Macia. A Castellammare ha concesso gli onori agli sconfitti. Ogni tanto pensa in grande, ma con dei limiti. Se c’è da mettere fuori uno, fosse anche Salvatore Esposito, lo fa senza problemi («Nessuno è indispensabile»). Basta non parlargli di massima serie o di promozione, però. Proprio attorno a lui però si è cementato il gruppo e la società stessa. E forse la stessa classifica, evidentemente notata dai Platek, avrebbe spinto gli americani a rinunciare a Brera per ragionare con più calma sul futuro. Vendere sì, ma magari con calma. La sua è la miglior difesa della B, e con la Juventus si gode quel primato di imbattibilità unico. E pensare che uno di quelli che fa più pressing è Pio Esposito, 6 gol per ora. La fotografia esatta di questa squadra.