In vista di Spezia-Cittadella, in programma domenica pomeriggio al Picco, Il Secolo XIX ha chiesto un parere al doppio ex della sfida Andrea Caverzan. Nella sua analisi spiega le tante divergenze fra due piazze agli antipodi come filosofia. Per lui in carriera quasi cento presenze con la maglia granata a fine anni ’90, mentre dal 2001 al 2003 ha vissuto l’incredibile stagione con Mandorlini (che abbiamo ascoltato qualche giorno fa) in C1. 57 amatissime le presenze nel Golfo, nonostante una B sfumata per un soffio, mentre a Padova ha centrato due storiche promozioni dalla C2 alla B. Oggi è responsabile dell’area tecnica della Sanremese ed è ovviamente rimasto in Liguria, ma certi amori non si scordano: “I ricordi del Picco li porto nel cuore – spiega – perché giocare nello Spezia è una delle mie più grandi emozioni da calciatore. Al Cittadella al primo anno di B avevamo soltanto 200 abbonati, la piazza è molto tranquilla e si rimane sempre in equilibrio con i giudizi“. A Spezia, invece, le cose vanno molto diversamente, perché i tifosi danno molto ma chiedono altrettanto.
Spezia e Cittadella, realtà a confronto
Oggi i veneti non navigano in buone acque e devono fare i conti anche con diversi problemi, oltre ad aver fatto qualcosa che si vede davvero di rado: cambiare allenatore. “Strano, perché lì i tecnici hanno sempre goduto della fiducia della società che li ha sempre aiutati e sostenuti nelle difficoltà. Penso soprattutto Venturato e Foscarini, due ottime guide” dice Caverzan. A Spezia il condottiero si chiama invece Luca D’Angelo: “Mi piace tanto per come gestisce spogliatoi e idee di gioco. Penso che farà un signor campionato“. Contro una squadra che non sta andando bene, spiega ancora il doppio ex, sarà tutt’altro che semplice portare a casa i tre punti. “Tante le differenze: al Cittadella ci sono poche persone ma tutte esperte, allo Spezia si è cambiato tanto in società e spesso questo ha dato anche problemi in negativo” conclude.