19 Aprile 2024 - 10:58

Rossinelli: “Alla Samp dico grazie. Spezia? Poteva essere diverso”

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Marco Rossinelli, bandiera dello Spezia, poi della Sampdoria e poi ancora tornato alle Aquile. Il ragazzo che Enzo Bearzot lanciò per primo nella rappresentativa di Serie C e che poi seguì in A. L’ex calciatore è stato intervistato ai microfoni de Il Secolo XIX per entrare in clima derby. Con quella blucerchiata ricorda un Sampdoria-Inter, fissato al 90′ sul 2-2 con una sua rete, poi annullata ingiustamente che fece infuriare il Ferraris. Con lo Spezia, invece, gli torna ancora in mente la vittoria di Carrara con un suo gol, sempre alla fine, che creò un’invasione di campo. «Sembra destino che quando segnavo venisse giù uno stadio». Il doppio ex ha poi proseguito parlando dei compagni più forti con cui ha giocato, ricordandosi di Luisito Suarez quando era alla Samp, «la classe pura». Nello Spezia, invece, gli piaceva Giampaglia, «ma quello che mi ha dato di più e non solo a me, si chiama Osvaldo Motto, un’assoluta bandiera. Un uomo che ha cresciuto attorno a se veri difensori, poi approdati anche in A».

Dagli allenatori ai presidenti

Passando al tema allenatori, Rossinelli si ricorda di Eugenio Bersellini quando si trovava a Genova, un uomo e un grande allenatore. Dell’esperienza a Spezia invece Malavasi e Scarabello, «come direttore tecnico mi hanno impostato, a loro devo tanto». Come presidenti invece gli è rimasto molto a a cuore l’avvocato Colantuoni a Genova, «che mi volle fortemente, acquistandomi per 73 milioni, tre calciatori e un’amichevole, con incasso allo Spezia». Credette da subito in lui ed ebbe ragione. Nello Spezia invece non intende ringraziare nessuno, perché non ebbe passati buoni sia con Menicagli che Fusani e mai avuto rapporti con i Mordenti. «Menicagli mi negò 500 mila lire al tempo, rischiando di far saltare l’affare con la Sampdoria. Altri, quando tornai, mi promisero un posto in Banca, mai visto. Lo Spezia con me credo abbia debiti morali». Rossinelli ha poi parlato di cosa gli hanno lasciato, a livello di ricordi, queste due esperienze liguri: «La Sampdoria mi ha fatto vedere la Serie A e quando andai alla Fiorentina ero un calciatore maturo. La gente a Marassi mi ha voluto bene, io gliene voglio ancora. Lo Spezia è la squadra della mia città, la mia pelle, sono spezzino a tutti gli effetti, anche i miei genitori lo erano. E tifosi. Ma non sono stato profeta in patria, potevo avere riconoscimenti diversi, così purtroppo non è stato. È la vita, più che il calcio».

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