È profondamente legato al Torino, sia per il suo passato da calciatore, sia per averlo allenato. Moreno Longo nella scorsa stagione ha guidato la formazione del presidente Cairo a una salvezza tranquilla, prima di cedere il posto a Marco Giampaolo. Nella sua esperienza in giro per l’Italia, però, ha avuto modo di conoscere anche alcuni dei protagonisti di questa prima stagione in Serie A dello Spezia: dal portiere Provedel alla Pro Vercelli a un giovane Gyasi nelle giovanili del Torino. La nostra redazione lo ha contattato in esclusiva per analizzare i temi relativi alla gara e non solo.
Si aspettava uno Spezia con 17 punti in classifica a due giornate dalla fine? Che partita sarà?
Una partita in cui le due squadre si giocheranno una alta posta in palio. Il Torino ha tutte le carte in regola per affrontare la gara al meglio nonostante uno Spezia che è la sorpresa di campionato. Onestamente era difficile prevedere che la formazione di Italiano sarebbe stata a 17 punti a questo punto del girone di andata. Il merito va al tecnico e alla società perché stanno davvero facendo qualcosa di importante: il salto dalla B alla A è notevole e loro si stanno calando in questa realtà nel migliore dei modi.
Il merito è tutto (o quasi) di Italiano, giovane come lei… Che allenatore è?
Italiano sta dimostrando di avere idee, personalità per imporre le sue convinzioni anche con una squadra oggettivamente inferiore alle altre. Con l’organizzazione sta sopperendo al gap tecnico che la sua squadra ha e gli va dato grande merito perché i suoi ragazzi stanno portando avanti alla grande le sue idee.
C’è un Torino che invece è in una posizione di classifica non proprio semplice. Che succede?
Sono convinto che il Toro uscirà presto da questa situazione, ha gli uomini giusti per invertire la rotta. Adesso sta trovando una quadra che ha fatto fatica a trovare in precedenza perché i giocatori a disposizione di Giampaolo non erano inizialmente adatti alla sua idea. Oggi è una squadra più pragmatica che sta cercando di trovare un equilibrio difensivo importante.
Lei ha ben conosciuto Gyasi, che è passato dalle giovanili granata. Che ricordo ha di lui? E che effetto le fa vederlo in A?
Sono veramente felice per Emmanuel, con lui ho un rapporto affettivo importante e continuativo. Si è creato un feeling giusto, l’ho avuto per molti anni nel settore giovanile. È umile, ha una partecipazione al lavoro notevole e una grande disponibilità. A livello tecnico è cresciuto anno dopo anno e riesce ad essere determinante anche negli ultimi metri nonostante faccia un lavoro di sacrificio importante. Ha grande fame, da sempre: ha desiderato, voluto e inseguito questo traguardo. Per me è motivo di grande soddisfazione quello di vederlo in A: ci è arrivato non più giovanissimo ma è segno che i ragazzi vanno aspettati perché le qualità ci sono e sono importanti, non tutti riescono ad arrivare nel calcio che conta e lui è stato bravo a mostrare di aver avuto molto da dare.
Dove deve migliorare? Nella realizzazione? Lui stesso ha detto che i gol arriveranno…
Da attaccante esterno gli si può chiedere effettivamente qualche gol in più: uno nel suo ruolo deve riuscire a farne 6-7 in una stagione, ma ha approcciato molto bene la categoria al suo primo anno e sono certo che con l’esperienza potrà anche migliorare su questo aspetto. Un allenatore fa fatica a rinunciare a uno con le sue caratteristiche sempre, perché ha una grande disponibilità in campo.
A Vercelli ha lavorato con Ivan Provedel, che è arrivato in sordina e si sta prendendo i gradi di titolare.
Non sono assolutamente stupito di Ivan. Nell’anno a Vercelli si intravedevano già le sue grandi caratteristiche. Ha fisico, struttura, bravo nelle uscite e fra i pali, abile con i piedi: doveva solo migliorare la consapevolezza dei suoi mezzi. Alla Pro ebbe un record di imbattibilità e si iniziava a vedere la sua personalità crescente. Si sta esprimendo bene in una categoria difficile come la Serie A e quando avrà piena consapevolezza potrà fare ancora meglio di così con i suoi mezzi.
Fra i possibili interessi di mercato c’è anche Simone Edera del Torino. Sarebbe utile allo Spezia?
In questo momento non trova spazio al Torino perché non si presta al modulo di Giampaolo. È un attaccante esterno da 4-3-3 o da 3-4-3 e oggi non ha la caratteristica per giocare in questa squadra. Io lo scorso anno all’inizio gli diedi spazio al mio arrivo in granata e fece molto bene ma giocavamo con lui o Verdi insieme a Zaza e Belotti. Credo che Simone si ritaglierà uno spazio importante appena riuscirà a giocare con continuità. Se lo Spezia lo dovesse prendere farebbe un gran colpo: io per primo lo consiglierei, è un prospetto cresciuto che ha messo forza, qualità e capacità balistiche e calzerebbe a pennello nella squadra di Italiano.
E per lei mister? Che progetti ci sono?
Io in questo momento mi aggiorno, mi tengo pronto e ho grande voglia di rientrare. Ogni tanto bisogna avere pazienza e soprattutto aspettare la situazione giusta per poter ripartire con grande entusiasmo.