29 Novembre 2024 - 10:56

I sogni di Pio Esposito: “Voglio portare lo Spezia in A e raggiungere la Nazionale”

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Secondo molti Pio Francesco Esposito è un predestinato. Al momento in tutta Europa, l’attaccante dello Spezia è uno dei quattro nati dal 2005 in poi ad andare in doppia cifra di marcature nelle ultime due stagioni nei maggiori 5 tornei europei e rispettive seconde divisioni, assieme a Can Uzun (2005), Eli Kroupi (2006) e Lamine Yamal (2007). Dati che sicuramente stanno facendo sollevare le antenne a diverse squadre, soprattutto in Italia. Nella sua intervista a Tuttosport, il bomber aquilotto ha iniziato parlando della sua stagione, definendola la più importante della sua carriera. «L’avevo quasi prevista. Lo scorso anno, mentre andavamo in pullman allo stadio per Spezia-Venezia ultima di campionato, dissi a Candelari, ‘oggi segno, ci salviamo, resto qui e facciamo grandi cose’. Ha funzionato». Ha proseguito esprimendo la sua felicità nel sentire i complimenti di Luciano Spalletti, importante anche in vista di un’eventuale chiamata in Nazionale maggiore. Pio ha poi continuato parlando delle difficoltà avute nella passata stagione, la prima tra i grandi. «A volte si fanno considerazioni frettolose nel calcio. Avevo 18 anni, criticarmi era la normalità. In pochi vedevano il lavoro di tutti i giorni. Poi la squadra era diversa, non era quella dominante di ora». Continuando, ha precisato come lo Spezia sia stata la giusta scelta per crescere, visto che lo corteggiava già dai tempi in cui le Aquile si trovavano in Serie A. 

Aneddoti e obiettivi

Poi è passato a raccontare qualche aneddoto di quando era piccolo e viveva ancora a Castellammare. «Al rione Cicerone avevano quel rettangolo ed io passavo più tempo lì che a casa. Mia nonna doveva scendere e rincorrermi per portami a casa. Lì avevo i miei amici, quelli che ho ancora oggi, con i quali vivo», parlando poi anche della bella iniziativa avuta con la famiglia di ristrutturare quel postoPio si definisce un ragazzo molto legato alla sua famiglia e alle amicizie, innamorato di Castellammare. Anche quando si era trasferito a Milano restava molto concentrato sulla crescita come calciatore, limitandosi a fare i movimenti dal campo a casa. Ha anche una grande passione per la musica, di ogni genere. Passando ad un altro aneddoto, da piccolo i suoi amici lo chiamavano Nedved, perché aveva i capelli lunghissimi e biondi, proprio come l’ex Juventus. A calcio non ha sempre giocato punta. Come racconta, prima che sviluppasse giocava sulla trequarti, perché non era ancora così alto. Poi il tema Nazionale, obiettivo che vorrebbe sicuramente raggiungere a tutti i costi, ma che per arrivarci serve un costante duro lavoro. Passando alla famiglia, Pio ha voluto parlare dell’importanza che ha avuto suo padre nella sua vita: «Ha avuto un pregio che gli riconoscerò sempre: non si è mai perso una partita, è stato anche critico. Ma quando ci ha voluto correggere, lo ha fatto in privato». Deve tanto anche a Giuffredi, che come agente ha sempre pensato alla migliore mossa per la sua crescita, pensando a lui e alla famiglia. Anche con i fratelli c’è un grande rapporto, con Salvatore dice di parlare di calcio ad ogni ora. «Sebastiano mi ha chiamato dopo la rete al Sudtirol dicendomi ‘che c**o, quest’anno segni ad occhi chiusi’ riferendosi al rimpallo su Masiello che mi ha favorito. Forse ha ragione, lo scorso campionato la palla avrebbe preso tre pali, ballato sulla linea e sarebbe uscita». In chiusura, ha parlato dell’importanza che ha avuto per lui e per lo Spezia quella rete segnata contro il Venezia all’ultima giornata. «Quella sera forse è cambiata la stagione e il mio calcio, è stato un 2024 stupendo ed ancora non è finito. Anche con l’Under 21. Tutte le considerazioni vanno al di là dai gol». Concludendo con il sogno di portare lo Spezia in Serie A, «anche se la strada è ancora lunga e la stagione piena di variabili».

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