Carrarese-Spezia di domenica fa tornare a galla episodi del passato, di sfide sempre sentite dalle parti. Ma quella del 18 novembre 1979 è stata epica. A raccontarla è Gianni Di Staso, ai microfoni de Il Secolo XIX, che quel giorno giocò con il numero 9 una partita che a raccontarla ancora oggi sembra un film: «Era solo la mia terza partita da titolare fra i pro, dopo l’esordio col gol di testa a Nuciari su assist di Bongiorni. In una giornata uggiosa, lo stadio dei Marmi era strapieno di gente, con tantissimi tifosi giunti dalla Spezia, per due squadre molto forti». Tutto sembrava tranquillo, ma era solo apparenza. Infatti l’ex calciatore, oggi responsabile del settore giovanile del Levanto, ricorda che nonostante la storica rivalità, il contesto in cui doveva svolgersi la gara, non lasciava presagire scontri fra le due tifoserie. Nemmeno un eccessivo nervosismo fra giocatori. «Il primo tempo fu appannaggio loro con vantaggio meritato. La loro tattica? Bloccare i giocatori più forti e con più personalità come Barbuti, Seghezza, Bongiorni e Rossinelli, marcati a uomo. Un atteggiamento che valse però prima una serie di cartellini gialli, trasformatisi nella ripresa, in tre cartellini rossi, comminati dall’ inflessibile e severo arbitro Meschini di Perugia». Poi successe di tutto: «Recuperammo lo svantaggio, pareggiammo prima con un gol d’astuzia sotto porta di Bongiorni, e poi all’ 87’ con una bel tiro dalla distanza di Rossinelli, per il definitivo 1 a 2 per noi». Dopodiché, la situazione iniziò a scaldarsi.
Il caos
Infatti, dopo il gol del sorpasso, racconta Di Staso, ci fu l’invasione di campo di decine di tifosi della Carrarese, a cui si unirono persone già presenti a bordo campo. «Tutti correvano in direzione dell’arbitro Meschini, facendo lo slalom fra gli increduli giocatori in campo, per raggiungerlo. Guadagnare gli spogliatoi fu un’impresa, con tanta gente da superare sul terreno di gioco. Ad un certo punto, uno di loro colpì l’arbitro in testa con un ombrello e, nonostante la partita non fosse ancora finita, Meschini fischiò il triplice fischio». La bagarre si protrasse per ore: «Entrati faticosamente e alla spicciolata nello spogliatoio ospite, vi rimanemmo dentro per circa 4 ore, asserragliati e spaventati per l’inatteso epilogo della gara, con il pubblico che fuori continuava ad imprecare, non tanto contro di noi, ma soprattutto contro l’arbitro. Battendo mani e piedi contro ogni cosa. Ricordo che ad un certo punto, per calmare le acque e cercare di tranquillizzare l’ambiente, negli spogliatoi di entrambe le squadre, comparve Corrado Orrico, allora alla guida dell’Udinese in Serie A». Il finale è stato molto particolare, quasi da giallo, perché quando le acque si calmarono, verso le 22, la squadra uscì dallo stadio per entrare dentro il pullman, scortata con una sorpresa a bordo (l’arbitro Meschini e i due guardialinee), accucciati a terra fra i sedili. «Vennero con noi fino al casello dell’autostrada, per poi proseguire su altri mezzi. Per fortuna tutto terminò senza alcun incidente di rilievo fra le due tifoserie, ma il racconto della partita e l’invasione di campo, furono la notizia di apertura della Domenica Sportiva». Concludendo, Di Staso parla dell’arrivo alla Spezia: «Io e Bonanni fummo accompagnati al Pronto Soccorso da Edoardo Stretti, necessitavamo entrambi di punti di sutura alle gambe, a seguito di maldestre tacchettate. Il giorno dopo riuscii comunque ad andare a Scuola guidando la mia Vespa 150 Sprint accolto come un eroe dai miei compagni classe, alcuni presenti a Carrara, mentre i professori compassionevoli, quel giorno non m’interrogarono».