Su La Nazione questa mattina in edicola troviamo una lunga intervista a Riccardo Saponara, acquisto invernale dello Spezia. Una chiacchierata con il calciatore forlivese, cui lo Spezia si è affidato per centrare la salvezza al primo anno in Serie A. Un carattere molto sensibile, ispirato alla vena lucana del padre più che a quella romagnola. “Nel mio caso si è sempre pensato che sensibilità fosse sinonimo di debolezza e che questo mi abbia precluso l’esplosione definitiva, invece è una delle mie armi migliori. Oggi, grazie a un lungo lavoro su me stesso, non mi preoccupo più dei giudizi altrui“. Una carriera passata anche dal Milan e mai decollata del tutto, con un balzo cui probabilmente il ragazzo (a 21 anni) non era pronto. “Ho avuto fallimenti nella mia carriera, ma ho sempre saputo trarre insegnamento dalle esperienze negative” racconta Saponara, che ammette di giocare poco alla Play-Station e di dedicarsi di più a libri e cultura, vista anche una laurea in economia che sarebbe stata il percorso preferito.
Poi altri temi: “A Empoli eravamo una famiglia, ho instaurato legami forti con Valdifiori e Tonelli, poi ho conosciuto altri ragazzi di spessore come Lapadula, Rispoli e Barak. L’amicizia è un sentimento bellissimo anche se si perde un po’ girando molto“. E poi il periodo più brutto, quello della morte di Davide Astori a Firenze: “Non avevo mai vissuto uno choc così forte, anche se mi ha fatto molto crescere molto come esperienza“. E lo Spezia? “Purtroppo non ho avuto molto modo di conoscere gli spezzini, anche se della città ho subito avuto una bella impressione. Vivo in centro e mi trovo bene. Metterò a disposizione di questa bella tifoseria tutte le mie qualità calcistiche e umane“.
MAGGIORE: “IN FUTURO SAREBBE BELLO DIVENTARE UNA BANDIERA”
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IL TECNICO HA UNA CLAUSOLA PER LASCIARE LO SPEZIA