La prima giornata di Serie A è ormai pronta per andare in archivio. Con tutti gli asterischi del caso: certo con sole sette partite giocate su dieci non è la stessa cosa, ma tanto basta per trarre alcune indicazioni di non poco conto. Un mese e mezzo circa, tanto è passato dagli ultimi calci al pallone di un campionato estivo, stremato e ormai distanziato (non solo socialmente) dallo spettacolo che siamo (eravamo) abituati a goderci. La percezione c’è che quasi non ci si sia fermati, anche se per 48 giorni abbiamo osservato un mercato che di normale ha ben poco.
E allora capita questo, che al ritorno in campo ci si ritrovi ancora un po’ frastornati e quasi indecisi, fra stadi che prima non riaprono, poi forse e poi solo per pochi intimi, fra impegni incastonati fra loro in un calendario da paura, tra vecchi e nuovi che si conoscono, iniziano, vanno altrove, anzi no. La Serie A formato 2020/’21 è un cantiere aperto, per tutti: ed è emerso con forza dai primi 90′. Lo ha fatto a partire dai grandi club: la Juve non ha ancora il suo centravanti, la Roma ha quello della Juve ma non può farlo giocare, la Lazio è… Immobile, l’Inter fa fatica a piazzare i suoi esuberi. Possono sembrare dettagli, ma non li sono: per alcuni queste tre giornate e i rispettivi punti in palio con la spada di Damocle del mercato sulla testa potrebbero risultare decisive in fondo al campionato.
Succede perciò che il Verona, dopo aver venduto i suoi pezzi pregiati, non possa nemmeno contare su diversi nuovi acquisti al fischio d’inizio con la Roma perché indisponibili e infortunati, che il Torino non abbia (ancora) risolto i suoi problemi atavici nemmeno con Giampaolo, che il Crotone abbia una rosa da completare il prima possibile, che alla Samp “siano anche andati stretti i 3 gol presi“, parola di Ranieri. Accade anche che l’Udinese perda i test con Spal e Venezia senza più Sema, Fofana e quasi anche Okaka, che gli errori siano tanti. Insomma, un primo giorno di scuola che già per alcuni ha portato note di demerito sul registro del campionato, pure se da oggi – pardon, da sabato – si fa davvero sul serio.
E c’è chi attende. Chi ha una settimana in più per guardare, studiare, capire, lavorare. E magari, perché no, per provare a inserirsi negli errori altrui, nelle mancanze e nelle crepe di ambienti ancora non perfettamente in armonia. Specie se, magari, proprio dal gruppo si può trarre la maggiore ispirazione per “sopravvivere“. Provarci non costa niente, è il bello del calcio: il tempo stringe, anzi è quasi nullo, la squadra è nuova per tanti undicesimi, l’esperienza è la prima in assoluto per molti. Ma una domanda sorge spontanea: questo Spezia è davvero così indietro? È davvero già retrocesso ancora prima di cominciare? “Vediamo, è presto per dirlo“, commenterete voi. E sarà senza dubbio il campo a darci la risposta. Ma la prima giornata – in attesa dell’esordio ufficiale – ci ha detto di no, almeno sulla carta, per tanti aspetti: l’organico di Italiano è senza dubbio ancora incompleto, con tanti volti nuovi tutti insieme e forse non all’altezza di molte contendenti delle alte zone di classifica. Probabilmente è anche la formazione meno esperta e rodata visto il sentiero impervio sul mercato dal 20 agosto in poi, ma insomma, se Atene piange non sembra che in questo momento Sparta possa ridere. E intanto è già iniziato il conto alla rovescia nell’ultima settimana di attesa verso la storica prima volta: un’avventura bellissima, da vivere tutta d’un fiato. Provandoci.
Si è tutto vero quello che scrivi..e sono convinto che tanti tifosi e non, la pensano nello stesso modo..quindi è giusto aspettare almeno secondo me..le prime 3 partite..e poi iniziare a fare un sunto..dei risultati che verranno diciamo sempre e comunque..FORZA AQUILE!!