Vero leader aquilotto, che grazie al suo gioco brillante e sbarazzino ha saputo far innamorare un’intera piazza. Francesco Fazio, seppur siciliano di nascita, si sente spezzino di adozione perché sbarcato in riva al Golfo a soli due anni. A 19 anni (nel 1976) fa l’esordio in maglia bianca nel campionato di Serie C, giocando sia da terzino che da mediano a seconda delle esigenze. Una vera e propria bandiera, che può vantarsi di aver onorato questa casacca per ben 10 anni fino al 1986, totalizzando ben 220 presenze condite da 5 reti. A coronamento della sua decennale esperienza aquilotta ecco due bellissimi momenti carichi di emozioni. In primis nel 1985 la provvidenziale salvezza all’ultima giornata a Voghera. Quindi il campionato ’85-’86 fu magico perché nonostante il rischio fallimento arrivò un’insperata promozione in C1.
Ma l’amore per le Aquile è continuato anche dopo aver appeso le famose scarpette al chiodo: continua infatti a seguire con emozione e passione le gesta della sua squadra del cuore. La redazione di Spezia1906.com lo ha raggiunto in esclusiva, fra il ricordo dello Spezia che fu e di quello felice di ora che ha fatto un’impresa epica centrando la salvezza con un turno d’anticipo.
Lei è stata una delle bandiere aquilotte. In quanto spezzino cosa ha significato per lei indossare la maglia bianca?
Premetto che io non sono spezzino di nascita perché sono nato in Sicilia a Castelvetrano, in provincia di Trapani. Però avevo due anni quando mi sono trasferito a Spezia quindi mi ritengo spezzino di adozione a tutti gli effetti. Per me indossare la maglia bianca è stata una grande soddisfazione perché ho raggiunto buoni risultati giocando ben 10 campionati. Ho esordito nel 1976 in Serie C, che allora era composta da tre gironi.
Quali sono stati per lei i momenti più belli vissuti con lo Spezia?
Purtroppo di belli non ne ho vissuti moltissimi perché non sono state stagioni facili. Il primo anno abbiamo fatto un bel campionato (avevo 19 anni) e siamo arrivati terzi in Serie C. Quell’anno vinse la Pistoiese e secondo arrivò il Parma, ma anche arrivare terzi fu un buon risultato visto il livello. A guidarci c’era Nedo Sonetti, che è stato il miglior allenatore tra quelli che ho avuto. Ricordo con piacere il 1985 quando ci siamo salvati in extremis nell’ultima partita a Voghera. Poi da lì è iniziato un bel periodo perché l’anno dopo siamo riusciti ad andare dalla Serie C2 alla C1. Quella salvezza e la successiva promozione sono indelebili nella mente.
Che consigli si sente di dare a Maggiore, Bastoni e Vignali? Giulio ha poi appena raggiunto il traguardo importante delle 150 presenze…
Sinceramente non mi sento in grado di dare dei consigli perché vedo che sono già dei giocatori preparati, sono bravi. Maggiore dall’anno scorso è migliorato tantissimo, sembra già un giocatore di una certa esperienza. È molto cresciuto e fa bene anche la fase d’interdizione. Insomma, sa difendere e sa attaccare, è tecnicamente preparato. Forse dovrebbe migliorare un po’ atleticamente. Bastoni invece è un bel terzino sinistro, mentre Vignali deve crescere un pochino nella tecnica, però sono all’altezza tutti e tre. Sono contento perché sono dei bravi ragazzi e si vede da come danno l’anima in campo.
Si sarebbe aspettato di vedere lo Spezia in Serie A? Come ha vissuto la promozione dello Spezia contro il Frosinone?
No, mai e poi mai. Quando giocavo il mio sogno sarebbe stato quello di riuscire ad andare in Serie B. Invece non sono mai arrivato neanche lì (ride n.d.r.). Purtroppo è andata così, infatti ho tanta invidia nei loro confronti. Sono contento per loro: e poi… ci sono tre spezzini. Anche quando giocavo io ce ne erano parecchi: Sassarini, Di Staso, De Fraia, Cicciotti e Rossinelli. Tutte le squadre hanno tanti giocatori stranieri, mentre noi addirittura abbiamo tre spezzini in squadra e penso che sia il massimo della soddisfazione.
Come ha vissuto la promozione dello Spezia, cosa ricorda della finale contro il Frosinone?
Sono stato un po’ male durante la partita, ho sofferto parecchio. Quella sera ero in insieme a un mio ex compagno di squadra, Antonio Sellitri. Abbiamo sofferto parecchio e gli ultimi venti minuti volevamo andare via perché pensavamo che la squadra non potesse farcela. Alla fine il risultato ci ha appagati: ho provato tanta soddisfazione e incredulità. Però è più bello ottenere la promozione in questa maniera perché è più meritata.
Lo Spezia ha raggiunto l’obiettivo della salvezza con una giornata d’anticipo, si sarebbe mai aspettato che la squadra potesse riuscire a rimanere in Serie A?
Un po’ ci ho sperato, però il calcio è bello per quello. Ho visto quasi tutte le partite e quando la squadra di Italiano sfidava squadre titolate giocava meglio che con quelle di bassa classifica. Il calcio è così, è una scommessa. Alla fine è riuscita a raggiungere un risultato prestigioso. Non parlo mai in anticipo: prima della fine della stagione non sono mai stato sicuro della salvezza. Io sono un po’ superstizioso, specialmente per quanto riguarda il calcio.
Come ha vissuto la partita di sabato contro il Torino?
L’ho vissuta con un certo patema. Nel secondo tempo al gol del 3-1 mi sono tranquillizzato, anche se avevo sempre un certo timore perché avevo paura che il Torino potesse svegliarsi o che Belotti potesse iniziare a fare uno dei suoi numeri. Invece lo Spezia ha dimostrato carattere e consistenza. Sono stati veramente bravi tutti e hanno fatto un grande risultato.
Lo Spezia è guidato da un allenatore come Italiano che ha raggiunto due promozioni (Trapani e Spezia) e ora la permanenza in Serie A, che impressione le ha fatto?
Mi ha dato l’idea di essere una persona molto decisa, concreta e che pretende il massimo dai suoi giocatori. Tecnicamente la rosa non era certo attrezzata come altre squadre. Però grazie alla volontà e al sistema di gioco che ha imbastito è riuscito a raggiungere il massimo a cui potesse aspirare. Quindi è stato molto in gamba, tant’è vero che ne parlano tutti bene. Inoltre ha avuto a disposizione ottimi giocatori e molti di loro erano per la prima volta in Serie A, cosa non semplice. Quindi il merito va alla società, ai giocatori e naturalmente all’allenatore.
Quali giocatori l’hanno sorpresa di più? Quali spera di vedere ancora allo Spezia il prossimo anno?
Mi sono piaciuti i tre spezzini: Maggiore, Bastoni e Vignali, ma anche Ferrer e Ismajli. Inoltre apprezzo molto Provedel perché si adatta bene a questo tipo di gioco in cui anche il portiere partecipa attivamente come se fosse un difensore, è molto preparato anche con i piedi. Un estremo difensore moderno, senza nulla togliere a Zoet. Mi auguro che lo Spezia si rinforzi un pochino di più per rimanere vicino alla metà della classifica e poi magari fra due o tre anni provare a puntare ad arrivare nei primi sette posti. È un po’ azzardato dirlo, però visti i risultati che abbiamo avuto fino ad ora ci sta. Su Italiano invece penso che andrà via, sarà un po’ difficile che resti. Spero anche per lui che faccia una buona carriera.