Per Marco Gorzegno il legame con lo Spezia è rimasto molto solido. Sono indelebili nei ricordi dei tifosi aquilotti quegli anni in cui il difensore vestì la maglia bianca nello storico ritorno in Serie B dopo 55 anni. Oggi, per lui, un presente a Cuneo, nella sua città natale, una ripartenza dopo il fallimento della formazione che era in Serie C, con tanto di perdita del settore giovanile. Un ritorno sulle scene della Seconda Categoria a 39 anni, con il sogno di fare l’allenatore dopo una bella carriera in campo. Il patentino a Coverciano c’è già, ma per ora è ancora il campo la sua realtà. E poi quel ritorno, invitato dalla società bianca per Spezia-Benevento dello scorso anno, il premio ricevuto e l’amore che è subito riaffiorato. Brillano gli occhi a Marco nel racconto di tante avventure sul campo: eccolo nella chiacchierata in esclusiva sul tema con la nostra redazione.
Spezia-Sassuolo sarà l’esordio delle Aquile: a pensarci qualche anno sembrava impossibile per entrambe…
Si vedeva che lo Spezia, da quando è arrivata una società solida, con i tempi giusti avrebbe raggiunto alti obiettivi. Il Sassuolo è una realtà affermata, già in B avevamo fatto un grande campionato nonostante la sconfitta con il Toro ai play-off e con la sua proprietà era pronta a fare il salto. Allo Spezia è servito il fallimento del 2008 e questi anni sono stati utili per tornare alla grande. È il raggiungimento di un progetto fatto molto bene, partendo dagli impianti sportivi. Per Spezia e la città è il giusto coronamento di un sogno. Sono molto felice per loro.
Tu sei stato uno degli artefici di un salto importante di categoria: dalla C alla B nel 2006 dopo tempo immemore. Come ci si approccia a una novità così importante?
Quello in A è un salto che io personalmente non ho mai vissuto, ho giocato tante finali per andarci ma non sono mai andate bene. Il livello ora è decisamente diverso: dalla C alla B si può fare subito un campionato di vertice, come molti esempi hanno testimoniato, ma la Serie A è un’altra storia. L’arma che lo Spezia può avere a suo favore sarà l’entusiasmo, il riuscire a fare un po’ quello che hanno fatto Empoli, Spal e lo stesso Sassuolo. L’allenatore è bravo, la società è forte. Ci sarà anche il fattore sorpresa: gli avversari non lo conoscono molto. La salvezza andrà costruita in casa, anche se giocare a Cesena e senza tifosi sarà un handicap per la prima parte: ricordo che lo era stato non poco per il Crotone quando fu costretto a giocare altrove. Il Picco è uno stadio caldo e anche molte grandi potrebbero essere in difficoltà nell’impianto spezzino.
C’è qualche giocatore che ti ha particolarmente impressionato nella rosa di Italiano?
Il segreto dello Spezia è stato il lavoro svolto. Il gruppo aveva una squadra importante, che gioca a calcio e sa cosa voleva fare. Ho sempre pensato che le Aquile e l’Empoli avrebbero potuto essere due squadre rivelazione dopo il lockdown. Non c’è un singolo giocatore particolarmente in evidenza, piuttosto mi ha impressionato il gruppo.
Che ne pensi di Vincenzo Italiano? Per molti è un allenatore in rampa di lancio…
Ha un’idea di calcio, riesce a farsi capire bene dai suoi giocatori ed è il massimo. Le proprie idee vanno portate dentro al campo e lo Spezia ci è riuscito molto bene. Penso che le Aquile debbano vivere la Serie A come un bel viaggio meritato, da far durare il più possibile. La società è importante e ha tutte le carte in regola per poter stare su questo bel treno. Ovviamente saranno determinanti i risultati: il salto di categoria è molto grande, però si può fare bene e riuscire a raggiungere anche la quota per giocarsela per la salvezza. La storia del calcio, poi è particolare. L’importante è tenere un progetto e crederci fino in fondo.
Ci racconti il tuo ricordo più bello in maglia Spezia?
Quando penso a Spezia ripenso all’amore a prima vista con la città. Ricordo un discorso di coesione totale della squadra con i tifosi. Avevamo tanti grandi giocatori in campo, un capitano e dieci leader. Qualcuno purtroppo non c’è più, come Paolino Ponzo, questo è un ricordo ancora più bello. Non dipendeva dall’età dei singoli, ma dal modo in cui interpretavamo le gare. Il primo ricordo di Spezia va alla festa, alla vittoria col Genoa, ci sono tanti ricordi cui sono legato. Non è facile sceglierne uno in particolare, è un mondo che ho rivissuto a ottobre quando sono venuto a vedere Spezia-Benevento. Ho visto la riconoscenza della gente ed è stato molto bello per me.
Veniamo al Sassuolo di De Zerbi: davvero può puntare all’Europa?
De Zerbi lo conosco molto bene, era già un grande allenatore al Darfo Boario. Ha idee innovative, un gioco bello e divertente. Questo Sassuolo non è più una sorpresa e ora ha trovato un equilibrio importante che davvero potrebbe permettere di fare qualcosa di importante. Una società snella, pulita, dalle idee chiare e dal grande lavoro. Ora sono una realtà affermata, con un allenatore che fa divertire con interpreti giusti. Spero che questo tecnico come lo stesso Italiano possano davvero emergere. Sono allenatori che già in campo da calciatori mostravano le loro doti di visione di gioco.
Ottima intervista…è vero è stato un giocatore determinante in quel periodo per lo Spezia farà sicuramente bene come allenatore!!