Dopo il caso dello Spezia, emerso con ancora maggiore forza dalle parole del medico sociale aquilotto Salini, la Serie A vuole guardare avanti senza fermarsi ancora per i contagi. La FIGC intende dare precise e severe indicazioni su come limitare le infezioni e la situazione dei ragazzi di Thiago Motta preoccupa. Ne parla questa mattina La Gazzetta Dello Sport, che sottolinea come i numeri relativi ai calciatori non vaccinati siano ancora troppo alti. Il fatto che non esista un obbligo di somministrazione lascia la libera scelta anche ai calciatori e intervenire non è semplice. Secondo la rosea, al momento esiste un 10% di atleti che non hanno ricevuto nemmeno una dose: per intenderci una media di 2-3 elementi a squadra. Questo perché alcuni giocatori non hanno semplicemente aderito agli inviti delle società. Al momento la via è quella dell’informazione e della campagna vaccinale, ma la sensazione è che debba prevalere il buon senso.
In generale, il comportamento anche di un solo no-vax potrebbe pesare molto a livello economico, sia sulla squadra che sul sistema. Come si legge, se il caso Spezia fosse capitato ad ottobre con il campionato in corso il problema sarebbe stato molto più accentuato. Insomma, quanto accaduto alle Aquile fa scuola in merito. In questo senso l’AIC ha mandato a tutti una lettera in cui spiegava i benefici della campagna, mentre anche dall’AIA c’è tranquillità: il 95% degli arbitri ha le due dosi.
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